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Cosa ci insegna l’incontro tra Elisabetta e Maria

Un sussulto: questa la risposta di questo bimbo di Elisabetta al saluto della madre di Gesù, di cui Giovanni Battista sarà l’annunciatore, il suo precursore. Ancora deve iniziare la Missione e già lo riconosce, nel grembo di sua madre saluta il suo Salvatore.

Saper riconoscere Cristo, questa anche la missione del cristiano. Saperlo vedere in quel povero che incontri, accoglierlo nei fatti della nostra vita che non capiamo, onorarlo attraverso le nostre opere. Perché Cristo vuole vivere in noi e attraverso di noi.

Se Lui vivrà in noi, allora anche gli altri se ne accorgeranno: così come avviene quel giorno con la visita di Maria a Elisabetta, vedendo la nostra vita, ascoltando le nostre parole di perdono o di comprensione, riconosceranno che in noi c’è uno Spirito di vita. Lo Spirito di Cristo.

«Voglia il cielo che capiti anche a me, che ho fede in tali misteri, di essere trattato da pazzo dagli increduli. I fatti stessi e la verità hanno dimostrato chiaramente che io ho creduto non ad una pazzia ma alla sapienza, perché ciò che è consideralo follia da costoro è per me motivo di salvezza» (Origene, Omelie su Luca, 7).

Sì, perché allora, come avviene ad Elisabetta nell’incontro con Maria quando il Battista le sussulta nel grembo, coloro che ci incontreranno potranno dirci “Sei beato, sei felice, perché hai creduto alla Parola del Signore, hai dato fiducia a Dio e Lui ha compiuto in te grandi cose”.

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