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Benini (FAND): “Diabete: come gestire la malattia e le ricadute sociali”

In occasione della Giornata Mondiale del Diabete, Emilio Augusto Benini, presidente dell'Associazione Nazionale Diabetici, sottolinea a Interris.it quanto sia cruciale per il benessere del paziente affrontare non solo la gestione clinica della malattia, ma anche le sue ricadute sociali

“Diabete e benessere è il tema scelto quest’anno per la Giornata Mondiale del Diabete, celebrata ogni 14 novembre. Questa patologia cronica è oggi riconosciuta come una vera e propria pandemia, diffusa su scala globale e in continua crescita, anche a causa dell’incremento dei casi di prediabete”. A parlarne con Interris.it è il dottor Emilio Augusto Benini, presidente dell’Associazione Nazionale Diabetici (FAND), che evidenzia quanto, oltre alla gestione terapeutica, sia cruciale affrontare gli aspetti sociali legati alla malattia, come l’accesso alle cure e il supporto psicologico.

L’intervista al Presidente FAND Emilio Augusto Benini

Cosa è e che incidenza ha il diabete a livello globale e italiano?

“Il diabete è oggi considerato una pandemia, una delle malattie croniche con la più ampia diffusione globale. Attualmente, colpisce circa 450 milioni di persone nel mondo, e l’OMS prevede che entro il 2030 si arrivi a 600 milioni di malati. In Italia, questa pandemia riguarda circa 4 milioni di persone, ma ci sono anche un milione di persone che hanno il diabete senza esserne consapevoli. Inoltre, è preoccupante l’aumento dei casi di prediabete”.

Cosa si intende per prediabete?

“Si tratta di individui che si avvicinano alla soglia diabetica e che, probabilmente a causa di uno stile di vita poco sano e di una dieta non equilibrata, potrebbero sviluppare il diabete vero e proprio”.

Foto di isens usa su Unsplash

Quali attività vengono svolte in occasione della Giornata Mondiale del Diabete?

“Per la Giornata Mondiale del Diabete, sia le associazioni che il mondo clinico organizzano attività di sensibilizzazione e prevenzione quali screening della glicemia e della pressione arteriosa, per individuare persone con diabete non diagnosticato. Questi test ci permettono di individuare, in media, due persone su cento con livelli di glicemia anormali (170-200 mg/dl), cui raccomandiamo di consultare il proprio medico di base per avviare un percorso di monitoraggio e controllo”.

Quali pratiche consigliate per chi è a rischio diabete?

“È cruciale che chi è a rischio sia consapevole della propria condizione. I diabetici di tipo 2 sono più difficili da monitorare rispetto a quelli di tipo 1, che richiedono terapie insuliniche e quindi un monitoraggio continuo. I pazienti con diabete di tipo 2 spesso tendono a sottovalutare la gravità della malattia e non prestano attenzione a uno stile di vita sano. Invece, è fondamentale ascoltare il proprio corpo. Sintomi come affaticamento, sete eccessiva o frequente bisogno di urinare sono segnali di possibile rischio. È essenziale formare le persone affinché possano gestire adeguatamente la propria condizione, poiché il controllo della malattia è direttamente correlato alla qualità della vita. L’obiettivo principale è quindi curare la malattia non solo attraverso le terapie, ma anche considerando gli aspetti sociali, affinché si possa raggiungere una qualità di vita soddisfacente”.

Foto di Elena Leya su Unsplash

Quali sono gli aspetti sociali correlati al diabete?

“Ce ne sono molti. Per esempio, chi vive in aree rurali potrebbe avere problemi ad accedere ai centri diabetologici, specialmente gli anziani privi di supporto. Si stima che circa il 20% dei pazienti abbandoni le cure dopo un anno, spesso a causa di ostacoli economici o della mancanza di accompagnamento alle visite. In questo contesto, i servizi sociali svolgono un ruolo cruciale, dovendo attivare iniziative che facilitino l’accesso ai centri di cura. Inoltre, i pazienti possono affrontare problemi psicologici e sociali; per questo, la figura dello psicologo è importante per aiutarli a comprendere e gestire la loro situazione. È dunque necessario un approccio globale che consideri anche questioni come l’inserimento scolastico e la mobilità, rendendo evidente che la cura di una persona richiede un intervento su molteplici livelli, sia terapeutici che sociali. L’obiettivo di questa giornata è curare la malattia in modo integrato, con il supporto non solo del sistema sanitario, ma anche del sistema sociale”.

Qual è il messaggio principale da dare ai lettori, ai pazienti e alle loro famiglie in occasione della Giornata Mondiale del Diabete?

“Il mio messaggio è duplice. Innanzitutto, invito tutti a partecipare attivamente agli screening: approfittate delle iniziative di screening offerte nelle piazze e in altre sedi per controllare i vostri livelli glicemici. La seconda raccomandazione, forse la più importante, è quella di ascoltare con attenzione i segnali che il corpo invia e di non sottovalutarli. Spesso, si tende a ignorare sintomi come stanchezza e sete eccessiva, ma questi possono essere campanelli d’allarme da non trascurare”.

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