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Il Papa incentra l’udienza sull’evangelizzatrice Madeleine Delbrêl

Il Papa ha proseguito il ciclo di catechesi su "La passione per l’evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente", incentrando la sua meditazione odierna su Madeleine Delbrêl

Papa Francesco ha cominciato oggi l’udienza generale del mercoledì in Piazza san Pietro con il consueto giro sulla jeep bianca scoperta, in cui ha ospitato alcuni bambini. Nell’ultimo tratto a piedi che lo ha condotto sul sagrato, Francesco è stato “scortato” da un gruppo di sbandieratori, in blu e bianco, posti ai due lati. A salutarlo, il suono del rullo dei tamburi.

Il Papa ha proseguito il ciclo di catechesi La passione per l’evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente, incentrando la sua meditazione odierna sul tema “Madeleine Delbrêl. La gioia della fede tra i non credenti.” (Lettura: Mt 5,13-16). Riportiamo la catechesi integrale.

La catechesi del Papa

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Tra i tanti testimoni della passione per l’annuncio del Vangelo, oggi presento la figura di una donna francese del Novecento, la venerabile serva di Dio Madeleine Delbrêl. Nata nel 1904 e morta nel 1964, è stata assistente sociale, scrittrice e mistica, e ha vissuto per più di trent’anni nella periferia povera e operaia di Parigi. Abbagliata dall’incontro con il Signore, scrisse: «Una volta che abbiamo conosciuto la parola di Dio, non abbiamo diritto di non riceverla; una volta ricevuta non abbiamo diritto di non lasciare che si incarni in noi, una volta incarnata in noi non abbiamo diritto di tenerla per noi: da quel momento apparteniamo a coloro che la attendono» (La santità della gente comune, Milano 2020, 71).

Dopo un’adolescenza vissuta nell’agnosticismo, a circa vent’anni Madeleine incontra il Signore, colpita dalla testimonianza di alcuni amici credenti. Si mette allora alla ricerca di Dio, dando voce a una sete profonda che sentiva dentro di sé, e arriva a comprendere che quel «vuoto che gridava in lei la sua angoscia» era Dio che la cercava (Abbagliata da Dio. Corrispondenza 1910-1941, Milano 2007, 96). La gioia della fede la porta a maturare una scelta di vita interamente donata a Dio, nel cuore della Chiesa e nel cuore del mondo, semplicemente condividendo in fraternità la vita della “gente delle strade”.

Rivolgendosi poeticamente a Gesù, scrive: «Per essere con Te sulla Tua strada, occorre andare, anche quando la nostra pigrizia ci supplica di restare. Tu ci hai scelti per stare in uno strano equilibrio, un equilibrio che può stabilirsi e mantenersi solo in movimento, solo in uno slancio. Un po’ come una bicicletta, che non si regge senza girare […] Possiamo star dritti solo avanzando, muovendoci, in uno slancio di carità». È quella che lei chiama la “spiritualità della bicicletta” (Umorismo nell’Amore. Meditazioni e poesie, Milano 2011, 56).

Con il cuore costantemente in uscita, Madeleine si lascia interpellare dal grido dei poveri e dei non credenti, interpretandolo come una sfida per risvegliare l’anelito missionario nella Chiesa. Sentiva che la fede non può essere ridotta a un dato ereditario, a qualcosa di scontato; altrimenti non se ne coglie più la bellezza e la novità, e non si riesce a sintonizzarsi con il vissuto dei non credenti. Sentiva che il Dio Vivente del Vangelo dovrebbe bruciarci dentro finché non avremo portato il suo nome a quanti non lo hanno ancora trovato. In questo spirito, rivolta verso i sussulti del mondo e il grido dei poveri, Madeleine si sente chiamata a «vivere l’amore di Gesù interamente e alla lettera, dall’olio del Buon samaritano fino all’aceto del Calvario, donandogli così amore per amore […] perché, amandolo senza riserve e lasciandosi amare fino in fondo, i due grandi comandamenti della carità si incarnino in noi e non facciano che uno» (La vocation de la charité, 1, Œuvres complètes XIII, Bruyères-le-Châtel, 138-139).

Infine, Madeleine Delbrêl ci insegna ancora un’altra cosa: che evangelizzando si viene evangelizzati, si viene trasformati dalla Parola che annunciamo. Perciò diceva, riecheggiando San Paolo: “guai a me se evangelizzare non mi evangelizza”. Tutto ciò lei lo ha vissuto nella propria esperienza di vita, abitando per molti anni in un quartiere operaio e di ideologia marxista. Lì si è convinta che gli ambienti atei o secolarizzati sono luoghi in cui, proprio là dove deve lottare, il cristiano può irrobustire la fede che Gesù Cristo gli ha donato.

Guardando a questa testimone del Vangelo, anche noi impariamo che in ogni situazione e circostanza personale o sociale della nostra vita, il Signore è presente e ci chiama ad abitare il nostro tempo, a condividere la vita degli altri, a mescolarci alle gioie e ai dolori del mondo. In particolare, ci insegna che anche gli ambienti secolarizzati ci sono di aiuto per la conversione, perché i contatti con i non credenti provocano il credente a una continua revisione del suo modo di credere e a riscoprire la fede nella sua essenzialità (cfr Noi delle strade, Milano 1988, 268s). Cari fratelli e sorelle, ricordiamoci questo: o siamo missionari oppure siamo “dimissionari”. Il Signore faccia riscoprire anche a noi, come a Madeleine Delbrêl, che la fede è «un tesoro straordinario e straordinariamente gratuito» (Noi delle strade, Milano 1988, 227) da portare sulle
strade del mondo.

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