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L’evento sorprendente e toccante che porta con sé il lunedì santo

Nei giorni della Settimana Santa, possiamo seguire da vicino le azioni del Signore Gesù che precedono la sua passione, morte e risurrezione. È un’occasione commovente per essere sempre con Lui negli ultimi momenti della Sua vita terrena. In questo modo è più facile immedesimarsi e far sì che il suo cammino pasquale possa diventare il nostro.

Il lunedì porta un evento forse un po’ sorprendente, ma umanamente molto comprensibile e toccante: la visita agli amici di Marta, Maria e Lazzaro. È come se non dovesse accadere nulla, eppure è impossibile non vedere la drammaticità della situazione. L’ultimo incontro terreno con persone così altruisticamente vicine. Gesù lo sa. Loro, forse no, ma probabilmente intuiscono qualcosa. Forse Maria, fedele ascoltatrice delle parole del Signore Gesù, che lo unge con olio prezioso, lo percepisce. Il Signore Gesù accetta e lo fa con un’evidente allusione alla sua morte. Credo, tuttavia, che tutti loro abbiano percepito ciò che stava per accadere. A riscaldare l’atmosfera c’è anche l’osservazione non proprio educata di Giuda. E questo è ciò che Gesù conosceva, sapeva ciò che il traditore stava dicendo. Era come se si stesse preparando a questo atto empio. Inoltre, l’atmosfera è resa più densa dall’entusiasmo della folla, commossa per la risurrezione di Lazzaro. Ciò non fa che amplificare la drammaticità della situazione: questo spettacolare aumento di popolarità del Signore Gesù non fa che accelerare il giudizio su di lui. Egli lo sa. Ora non gli resta che attraversare i giorni a venire per arrivare al Venerdì Santo.

Nella descrizione che San Giovanni fa del Vangelo accompagnando Gesù in questi giorni, la crescente drammaticità dell’intera situazione si nasconde tra le righe – deriva dalla configurazione sempre più fitta degli eventi. Allo stesso tempo, i canti corali della Messa prescritta per il Lunedì Santo esprimono con grande efficacia i sentimenti che possono aver turbato il cuore del Signore Gesù. Sono espressi nelle parole struggenti dei salmi, con cui il Signore Gesù poteva certamente identificarsi, e ora che li cantiamo, possiamo identificarci con loro, camminando sulle orme della Settimana Santa della sua Passione. È un grido di aiuto a Dio, lanciato di fronte al pericolo di uomini malvagi:

Introito

Giudica, Signore, i colpevoli di me attacca chi mi attacca: prendere armi e scudo e vieni in mio aiuto Signore, forza della mia salvezza. (Salmo 34, 102; Salmo 139, 8)

Graduale

Alzati, o Signore, e presta attenzione al mio giudizio Mio Dio e mio Signore, per la mia causa.(Salmo 34, 23)

Offertorio

Liberami dai miei nemici, Signore: Mi rifugio in te insegnami a fare la tua volontà poiché tu sei il mio Dio. (Salmo 142, 9.10)

Communio

Si vergognino e siano riveriti allo stesso tempo, che si congratulano con se stessi dei miei mali: siano rivestiti di modestia e riverenza che dicono cose cattive contro di me. (Salmo 34, 26)

I primi tre di questi brani si svolgono nel secondo modus gregoriano, deuterus, caratterizzato da un certo understatement, per non dire da un’inquietante ambiguità. L’ultimo di questi risuona nel settimo tono, che di solito esprime un fervore mistico. Le linee melodiche si gonfiano con numerose ripetizioni, forse un po’ ossessive, di note che cercano conforto – purtroppo piuttosto infruttuosamente – in varie figurazioni di motivi semitonali, non meno ossessive.

La chiesa della stazione del Venerdì Santo è la Basilica di Santa Prassede, figlia del senatore romano Pudenzio. Sua sorella era Pudenziana, la basilica a lei dedicata si trova nelle vicinanze di quella dedicata a Prassede. Secondo la tradizione, queste sorelle raccolsero il sangue dei primi martiri con grande cura e riverenza, per conservarlo con rispetto. Sembra un’affinità delicata ma molto eloquente col gesto compiuto da Maria di Betania nei confronti di Gesù che si preparava a morire. La basilica ospita anche una reliquia della colonna di pietra sulla quale il Signore Gesù fu flagellato.

E l’inconfondibile splendore dei suoi mosaici (soprattutto nella magnifica cappella di San Zenone, che pulsa della loro luminosità) sembra ricordarci che, in effetti, questi drammatici ultimi giorni della vita del Signore Gesù sono il cammino verso la sua gloria eterna.

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