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Bordignon: “Inverno demografico: urge un progetto nazionale”

L'intervista di Interris.it a Adriano Bordignon, Presidente del Forum delle Associazioni Familiari, sugli strumenti necessari per contrastare l'inverno demografico

“Le famiglie hanno bisogno di un ecosistema per progettare di mettere al mondo un figlio. E per educarlo necessitano che continui ad essere salubre, vivo e rispettoso. Oggi tutto questo non si sta realizzando. Il momento del pensare di avere un figlio rischia di trasformarsi da uno dei momenti più belli della vita di una persona ad uno di quelli più complessi e controversi. Si tratta di creare un momento di unità nazionale per attivare e organizzare le forze migliori del Paese per cambiare passo superando le pastoie, le dinamiche insalubri dei diritti acquisiti ed intoccabili, mettendo in campo risorse ingenti per politiche strutturali, universali e generose”. E’ la riflessione per Interris.it di Adriano Bordignon, Presidente del Forum delle Associazioni Familiari, sugli strumenti necessari per contrastare l’inverno demografico.

L’intervista ad Adriano Bordignon del Forum Famiglie

La manovra del Governo è stata recepita dal Forum delle Associazioni familiari in maniera positiva. Quali secondo lei i punti di forza in aiuto alle famiglie?

“La bozza della Legge di Bilancio presentata al Parlamento contiene certamente dei provvedimenti che il Forum guarda con interesse pur se si attendevano interventi più significativi e coraggiosi. Ci sembra interessante il principio di sperimentazione di una sorta di Quoziente Familiare rovesciato con un tetto alle detrazioni a seconda del numero di figli. Vale tuttavia solo per i redditi oltre i 75.000 euro e probabilmente sarebbe preferibile operare sulle aliquote detraibili, che rimangono le stesse, e non sul tetto. La decontribuzione del lavoro femminile, pur avendo avuto magro successo per il 2024 è stata finalmente estesa alle lavoratrici autonome. Pochissime mamme lo avevano richiesto perché il provvedimento ‘fa reddito’ andando a far crescere l’ISEE. L’articolo 34 del ddl prevede l’aumento dell’indennità spettante in materia di congedi parentali fino al sesto anno di età del bambino all’80% della retribuzione. Misura molto importante perché riconosce l’esigenza di cura del bambino – anche se solo nei primi 6 anni di età – e garantisce un maggiore supporto economico ai genitori che vi dovessero ricorrere. Ci lascia molto perplessi la riedizione di un ‘bonus bebè’ pari a 1.000 perché sappiamo come sia praticamente inefficace rispetto alla spesa affrontata dalle famiglie per crescere i più piccoli”.

Queste misure sono sufficienti per arrestare “l’inverno demografico” certificato anche quest’anno dai dati ISTAT?

“Questa è la nota dolente. Se possiamo concordare sul fatto che tutte le misure in oggetto abbiano degli effetti positivi per le famiglie, dall’altro ci pare evidente come il ‘pacchetto’ sia lontano dall’urgenza, più volte sottolineata anche dal Governo, di invertire il trend demografico perché da questo dipenderà la tenuta del sistema produttivo, sanitario, sociale e pensionistico del sistema Paese. Non crediamo che il refrain ‘la coperta è troppo corta’ sia appropriato perché con questo andamento demografico nei prossimi anni prossimo la coperta sarà ancora più corta, con costi crescenti e popolazione attiva calante. Siamo dunque lontani da un’adeguata attenzione ai primi mille giorni di vita del bambino che meriterebbe una maggiore presenza di entrambi i genitori in una fase fondamentale della vita”.

Quali proposte dal Forum?

“Congedi parentali più ‘larghi’ e maggiormente remunerati fanno il paio con un sistema di nidi e scuole per l’infanzia più diffusi e più facilmente accessibili. Il Forum ha chiesto in più occasioni di procedere verso questa direzione anche con proposte specifiche sul congedo di paternità. I primi mille giorni di un bambino, dal suo concepimento, sono riconosciuti come determinanti per orientare lo sviluppo del bambino. È necessario sostenere percorsi armoniosi di crescita fin dal primo momento considerando poi che anche il sistema scuola ed università dovrebbero porre sempre più attenzione alla dimensione della persona dello studente”.

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