Ciclicamente sentiamo parlare del Meccanismo europeo di Stabilità, il cui acronimo è Mes,detto anche Fondo salva-Stati. E’ questo, attualmente il terreno di scontro tra maggioranza e opposizione. Infatti, Roma sembra intenzionata a rimandare la ratifica della riforma del Mes che, probabilmente, slitterà all’inizio del 2024. Per la premier Giorgia Meloni, infatti, la priorità è il Patto di stabilità.
La nascita del Mes
La nascita del Mes risale al 2012, dopo la crisi greca del debito. Affinché possa essere riformato, deve essere ratificato da tutti gli Stati: manca solo l’Italia. Della riforma del Mes – che è un’organizzazione intergovernatica regolata dal diritto pubblico internazionale, con sede in Lussemburgo, nata come fondo finanziario europeo per la stabilità finanziaria della zona euro – si parla da anni e nel 2020 venne anche lanciata una sorta di linea parallela per dare aiuti ai Paesi alle prese con la pandemia, ma nessuno lo ha utilizzato.
Cosa può fare il Mes
Il Mes, ribattezzato in linguaggio giornalistico Fondo salva-Stati, fornisce assistenza – a chi lo richiede – a quei Paesi della zona euro che si trovano o rischiano di dover affrontare difficoltà finanziarie. Emette strumenti di debito per finanziare prestiti e altre forme di assistenza finanziaria e, in particolare: concede prestiti nell’ambito di un programma di aggiustamento macroeconomico; acquista titoli di debito sui mercati finanziari primari e secondari; fornisce assistenza finanziaria sotto forma di linee di credito;finanzia la ricapitalizzazione di istituzioni finanziarie tramite prestiti ai governi dei suoi Stati membri.
L’intervista
Interris.it ha intervistato Leonardo Panetta, giornalista Mediaset ed esperto di temi europei, per cercare di fare chiarezza su cosa sia il Mes e sulla posizione dell’Italia.
Parliamo del Mes: l’Italia a che punto è e dove vuole arrivare?
“L’Italia è l’unico Stato dell’area euro a non aver ratificato il Mes. C’è molta pressione sul nostro Paese perché senza senza il suo voto il meccanismo resta bloccato. Al momento, Roma è riuscita nel suo intento di tenere questo voto come oggetto di una contesa più ampia dove si inserisce anche il Patto di stabilità, poi progetti a lungo termine come l’unione bancaria… Si potrebbe dire che è un gioco delle parti: l’Italia vuole portare avanti la trattativa tenendo in mano il Mes. Dall’altro lato, la Germania, in prima linea, e anche altri Stati, non accettano che ci sia questa logica di scambio. Vedremo se queste tensioni si scioglieranno, a livello politico, nel Consiglio europeo”.
Seppur con non poche difficoltà, l’Italia ha attraversato sia la pandemia sia la crisi scaturita dalla guerra in Ucraina senza dover ricorrere a particolari aiuti. Ma, in futuro, potrebbe avere bisogno di ricorrere al Mes?
“Se si dovessere verificare crisi bancarie, l’Italia ha a sua disposizione altri strumenti per poterle superare, quindi il Mes non sarebbe il primo mezzo a cui ricorrerebbe. Il Mes è vittima un po’ di se stesso: è un’entità all’interno dell’Europa, ma allo stesso tempo è esterna; non fa capo alla Banca centrale, i suoi dirigenti sono esentati da qualsiasi responsabilità in caso di crisi. Inoltre, ha una fama un po’ sinistra: la prima volta che ne abbiamo sentito parlare è stato in concomitanza della crisi della Grecia”.
Come mai la Meloni sembra così restia a voler votare questa riforma?
“Questa riforma è stata votata dall’Eurogruppo il 30 novembre 2020 e all’epoca a governo c’erano i 5 Stelle. Anche loro all’inizio non erano molto d’accordo con il Mes. Poi la ratifica è stata un po’ ‘rimbalzata’ fino ad oggi. Se l’Italia non lo ratifica, il Fondo salva-Stati non sarebbe operativo. Oltre a quelle concrete, bisognerebbe poi assumersi le conseguenze politiche di questa scelta”.
Si parlerà del Mes al Consiglio europeo?
“In realtà no. Solo l’Eurogruppo è titolato ad affrontare questo argomento. Paradossalmente, anche il Patto di stabilità non sarà affrontato durante il Consiglio europeo. Ma è un’occasione per i bilaterali, Mes e Patto di Stabilità non sono temi ufficiali, ma sicuramente si parlerà anche di questo”.