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I trent’anni della Legge 104/92

Interris.it - in occasione dell'anniversario della storica norma sulla disabilità - ha intervistato la memoria storica di Aias Alda Cattelini

Nel mese di febbraio ricorre il trentesimo anniversario della legge numero 104 del febbraio del 1992, ossia la norma che regola l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone con disabilità. Interris.it ha intervistato in merito a questo argomento Alda Cattelini, membro storico dell’associazione Aias, da sempre in prima linea nella tutela dei diritti delle persone con disabilità.

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L’intervista

Com’è nata la Legge 104/92? Cos’ha rappresentato?

“La Legge 104/92 è nata nel febbraio di trent’anni fa ed è la norma che, in Italia, ha regolato in maniera organica i diritti, l’integrazione e l’assistenza delle persone con disabilità. L’obiettivo che il legislatore si è posto a quel tempo è stato di garantire appunto l’integrazione nonché il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia della persona con disabilità e la piena integrazione nel lavoro, nella società, nella famiglia e nella scuola. L’approvazione di questa Legge Quadro in materia di disabilità ha rappresentato il frutto di quindici anni di preparazione che ha visto coinvolte le molte forze sociali del paese, dagli attori istituzionali fino a giungere ai sindacati e al mondo associativo. È stata un riconoscimento dell’applicazione di tutti quei principi che, con molti sforzi, si erano progressivamente affermati nei diversi settori della società con l’obiettivo di giungere ad una inclusione più concreta delle persone con disabilità nonché di generare uno stimolo per un cambiamento culturale e sociale nei confronti delle stesse”.

Qual è, secondo Lei, lo spirito che – a trent’anni di distanza dalla sua approvazione – connota la Legge 104/92?

“Nel corso del tempo sono state apportate diverse modifiche alla Legge 104/92 e, la stessa, ha subito varie modifiche e integrazioni però, la sua valenza originaria è rimasta la stessa, nel rispetto di una tendenza culturale e di civiltà che intende trattare tutte le possibili problematiche riguardanti la disabilità con un intento risolutivo. In particolare, vengono sottolineati i diritti delle persone con disabilità attraverso un focus approfondito sulle situazioni di accentuata gravità. L’aspetto più importante che sta alla base di questa legge è la consapevolezza che la persona con disabilità è l’Uomo, nel complesso della sua personalità, non connotata da una sola dimensione, che però deve essere messa al centro di un complesso numero di interventi sinergici con l’obiettivo di dare prospettive concrete di inclusione attraverso l’attivazione e il recupero di quelle che, in gergo, vengono definite le capacità residue nonché le potenzialità sane. Oltre a questo, si è sottolineato il diritto dei famigliari ad assentarsi dal lavoro per assistere un familiare con disabilità ed il pieno all’integrazione scolastica di ogni ordine e grado. Si può dire che lo spirito che ha connotato questa legge è la speranza”.

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Dopo tre decenni dalla sua approvazione che bilancio traccia in merito alla Legge 104/92? Ci sono degli aspetti in cui si potrebbe migliorare?

“Il bilancio che traccio di questa legge dopo tre lustri è buono perché, la stessa, ha saputo rispondere ai bisogni di moltissime persone con disabilità. Oggi però occorre fare di più, per giungere alla totale rimozione delle barriere che possono ostacolare la partecipazione piena ed effettiva delle persone con fragilità alla società, come peraltro sancito dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità del dicembre 2006. Bisogna agire nell’ottica di favorire nonché incrementare le possibilità delle persone con disabilità di autodeterminarsi nella società attraverso la realizzazione dei propri sogni e obiettivi, ciò rappresenta la misura dell’avanzamento morale e civile di una società. Non possiamo attendere oltre”.

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