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“Abbatti l’abuso 2023”. L’intervista ad Enrico Fontana di Legambiente

L'intervista a Enrico Fontana, responsabile dell’osservatorio nazionale ambiente e legalità di Legambiente, sui dati emersi dal Rapporto “Abbatti l’abuso 2023”

L’abusivismo edilizio è una piaga che oramai da molti decenni tiene in ostaggio il nostro Paese, impedendo un processo di sviluppo. Si tratta di un fenomeno che non si è fermato nemmeno con la crisi edilizia e con la pandemia Covid, tanto che negli ultimi anni si registra un aumento. L’ultimo rapporto sul BES (Benessere Equo e Sostenibile) dell’Istat, secondo le stime elaborate in collaborazione con il Cresme (Centro di Ricerche di Mercato), segnala nel 2022 un incremento del 9,1% delle case abusive, crescita che non si registrava dal 2004.

L’intervista

Il Rapporto “Abbatti l’abuso 2023” di Legambiente si sofferma sulle cinque regioni più esposte all’invasione del mattone illegale, ovvero Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, a cui si aggiunge il Lazio, che ormai figura stabilmente nelle prime posizioni della classifica sull’illegalità ambientale. Il numero dei comuni interessati ammonta a 1.980 per una popolazione complessiva di 2.843.455 abitanti. Interris.it ne ha parlato con Enrico Fontana, responsabile dell’osservatorio nazionale ambiente e legalità di Legambiente.

Dott. Fontana, dove è più diffuso l’abusivismo edilizio?

“L’Istat definisce il fenomeno dell’abusivismo nel Mezzogiorno d’Italia oramai insostenibile. Qui ogni 100 case a norma se ne costruiscono altre 42,1 illegali e ciò che preoccupa maggiormente è la costanza di questa pratica che non sembra voler rallentare. Inoltre, non è un caso che le Regioni del Meridione dove l’abusivismo è maggiormente accentuato sono quelle in cui vi è una massiccia presenza mafiosa, il che dimostra una connessione tra i due fenomeni”.

Come avete condotto lo studio?

“È stato inviato un questionario per aggiornare i dati rispetto a quattro richieste: il numero di ordinanze di demolizione emesse a partire dal 2004, ossia l’anno successivo all’ultimo condono edilizio; il numero di demolizioni; il numero di immobili trascritti al patrimonio pubblico dal 2004; il totale delle pratiche trasmesse alle Prefetture, nei termini previsti dall’art.10bis della L.120/2020”.

A livello di demolizioni cosa è emerso?

“Su 1980 comuni coinvolti solo 485 sono gli enti che hanno risposto in modo esaustivo e già questo dato deve far riflettere. Questi hanno dichiarato di aver emesso nel periodo dal 2004 al 2022 un totale di 70.751 ordinanze di demolizione e che contestualmente hanno dato esecuzione a 10.808 abbattimenti, vale a dire solo al 15,3%. Tra i comuni più virtuosi ci sono quelli siciliani con il 19% delle demolizioni,  seguiti dal Lazio con il 17,2%, la Campania con il 13,1%, la Puglia con il 10,2% e, infine, la Calabria che si ferma al 9,6%. Inoltre, è emerso che i comuni costieri in cui sono state emesse delle ordinanze di demolizione sono 43.278, mentre le eseguite 6.731 Nei Comuni dell’entroterra le ordinanze sono state 27.473 contro le eseguite 4.077”. 

L’abusivismo coinvolge molte pratiche illegali. Quali sono?

“Le case non si fanno di marzapane e quando si parla di abusivismo edilizio ci si riferisce a un mercato del mattone illegale con un alto numero di reati legati al ciclo del cemento. Parliamo di un segmento dell’economia illegale che contempla anche le attività estrattive di cava non autorizzate, le infrazioni nei cantieri edili e le violazioni in materia urbanistica”.

In questa classifica troviamo anche il Lazio. Come ha risposto la Capitale?

“Oramai da anni il Lazio fa parte delle Regioni con più illegalità ambientali. Il comune di Roma ha distribuito il questionario di monitoraggio civico e 7 su 15 hanno risposto. Sono state emesse oltre 2.676 ordinanze di demolizione e quelle eseguite sono il 12,2%, sotto la media nazionale. Anche in questo caso ci sono municipi più virtuosi e altri meno”.

Come la collettività si pone rispetto all’abusivismo edilizio?

“Fortunatamente negli ultimi anni l’interesse collettivo rispetto ai temi ambientali è aumentato. Ad oggi sono sempre di più le persone che capiscono come lo scempio del paesaggio e la razzia di suolo siano dei fenomeni da condannare. Inoltre, a causa del cambiamento climatico, negli ultimi anni stiamo assistendo a sempre più frequenti eventi estremi che mettono in discussione in modo inequivocabile il ‘diritto’ alla casa abusiva, in quanto nella maggior parte dei casi questa non è sicura”.

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