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Lazzaro (Legambiente): “Il rilancio della montagna ha bisogni diversi dalle piste di bob”

Interris.it ha intervistato Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto, per conoscere le motivazioni del "No" alla nuova pista olimpionica da bob a Cortina e su quali passi compiere per rilanciare e tutelare la montagna

La nuova pista di bob da costruire a Cortina d’Ampezzo per le Olimpiadi invernali del 2026 non verrà più realizzata. Per le gare di bob, skeleton e slittino di Milano-Cortina si dovrà quindi cercare una soluzione all’estero. Lo ha annunciato lunedì 16 ottobre il presidente del Coni, Giovanni Malagò, in occasione del suo intervento dal palco della 141esima Sessione del Comitato Olimpico Internazionale (Cio) che si sta svolgendo a Mumbai in India. Malagò ha reso noto di aver avuto la comunicazione dal governo che non c’era più l’intenzione di andare avanti con il progetto per la nuova pista. Scelta condivisa anche dal Cio.

Per realizzare l’impianto sul tracciato della vecchia pista olimpionica a Cortina – costruita nel 1923 e dismessa nel 2008 – sarebbero serviti almeno 150 milioni di euro. La pista è intitolata alla memoria di Eugenio Monti, che tra il 1957 e il 1968 vinse nel bob sei medaglie olimpiche durante i Giochi olimpici invernali e dieci medaglie ai Campionati mondiali. La pista è stata utilizzata durante le olimpiadi di Cortina del 1956 e per altre competizioni internazionali, oltre che come set cinematografico del film Solo per i tuoi occhi del 1981, con Roger Moore nei panni di James Bond. Il percorso originale si sviluppava su 1700 mt poi ridotti agli attuali 1350 mt. Dopo le ultime gare disputate nel gennaio 2008, la pista è stata chiusa, ma era stata stata ipotizzata la riapertura in vista delle olimpiadi invernali del 2026. Ipotesi bocciata ufficialmente nella giornata di ieri, 16 ottobre.

Erano numerose le voci contrarie alla ricostruzione della pista, oltre che per i costi – lievitati nel corso dei mesi rispetto a quelli iniziali – anche per il considerevole impatto sull’ambiente. Tra le voci contrarie anche Legambiente che per mesi, insieme ad altre associazioni, si è battuta per l’abrogazione del progetto.

Lazzaro (Legambiente Veneto): “I motivi del no”

Interris.it ha chiesto a Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto, le motivazioni del “No” e quali passi compiere per rilanciare la montagna, tutelando al contempo la sostenibilità ambientale.

“L’abbandono del progetto di costruzione della pista da bob a Cortina è certamente un’ottima notizia”, esordisce il presidente. “Non solo dal punto di vista economico, con i costi che nell’arco dei mesi sono lievitati enormemente. Ma perché principalmente dicendo no si è scelto il principio di sostenibilità ambientale, principio presente tra i 7 punti previsti nell’accordo del Cio”.

“Questa scelta dà al Governo italiano il lustro di aver saputo fare un’analisi costi-benefici oggettiva. Che ha considerato non solo l’impatto antropico ed economico delle infrastrutture (che lascerebbero un’eredità pesante sul territorio, a spese dei contribuenti per molti anni), ma ha anche considerato i danni ambientali e dunque le conseguenze sui cambiamenti climatici che sono già in atto e che sono particolarmente evidenti sulle nostre montagne e in special modo sui nostri ghiacciai”.

Il rilancio della montagna passa per le infrastrutture

“Infatti l’ex pista Monti negli anni, col disuso, si è rinaturalizzata. Costruire una nuova pista richiederebbe il disboscamento dell’area, causando danni alla flora e dunque alla fauna locale; nonché al paesaggio in toto. Il rilancio della montagna ha bisogno di ben altro che di una pista da bob!”.

“Nello specifico, relativamente al Veneto e alle Dolomiti  – conclude Lazzaro – servirebbe un investimento importante sulla mobilità alternativa a quella stradale. Il nodo ferroviario ancora langue con linee non elettrificate o binari unici che non permettono il raggiungimento dei punti nevralgici. Servirebbero strutture ulteriori che portino i turisti e i viaggiatori anche fino alla stessa Cortina recuperando le vecchie ferrovie o ragionando su alternative alla mobilità stradale privata che ad oggi costituisce più del 90% della mobilità sulle montagne e sui cui oggi – nonostante l’inquinamento – si continua ad investire. Una mobilità pubblica sostenibile è invece una priorità per il rilancio e la tutela della montagna”.

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