Sono circa 430 mila i lavoratori irregolari in agricoltura, 100 mila dei quali vittime di sfruttamento. Sono gli inquietanti dati che emergono dal nuovo rapporto “Maturi per il cambiamento“, diffuso oggi da Oxfam. Per portare il cibo sulle nostre tavole, milioni di donne e uomini ogni giorno lavorano senza percepire una giusta retribuzione e, spesso, sono vittime di condizioni di lavoro disumane, a dispetto dei profitti generati dall'industria alimentare.
Lo studio analizza le politiche di alcune tra le maggiori catene di supermercati in Europa e negli Stati Uniti, che stentano ad adottare pratiche commerciali più eque nei confronti di piccoli produttori e lavoratori agricoli lungo le loro filiere di approvvigionamento. Oxfam mette quindi in evidenza i crescenti squilibri e le condizioni di sfruttamento nelle filiere dei supermercati a livello globale. In particolare, denuncia che questi ultimi trattengono una quota crescente del prezzo pagato dai consumatori – in alcuni casi fino al 50% – mentre quella destinata a lavoratori e produttori è spesso pari a meno del 5%.
Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2015 erano circa 430 mila i lavoratori irregolari in agricoltura e potenziali vittime di caporalato in Italia, “impiegati” in quasi tutte le principali filiere stagionali di frutta e verdura in vendita nella grande distribuzione. Tra questi 100 mila lavoratori vittime di sfruttamento, con l'80% di lavoratori stranieri e il 42% di donne, che a parità di tipologia di lavoro venivano sottopagate rispetto agli uomini.
Tra le più gravi forme di sfruttamento e violazione dei diritti: orari di lavoro nei campi fino a 12 ore al giorno; lavoratori esposti a pesticidi tossici e a temperature altissime in estate e estremamente rigide in inverno; abusi e violenze sulle lavoratrici; paghe medie tra i 15 e 20 euro al giorno, ben al di sotto del minimo legale di 47 euro al giorno.