Tornerà di nuovo a Christchurch Jacinda Ardern, e lo farà fra poche ore, a distanza di quasi una settimana dalla strage delle due moschee della città neozelandese, costata 50 morti e decine di feriti. Un attacco che la stessa premier aveva definito “il peggior atto di terrorismo” nella storia del Paese che, proprio per questo, avrebbe ricevuto una reazione altrettanto forte da parte delle autorità: “La chiara lezione della storia in tutto il mondo è che per rendere le nostre comunità più sicure è ora il momento di agire”. Fra poche ore, i parlamentari della Camera si riunirà per commemorare le vittime del massacro assieme alle loro famiglie (anche se non sono ancora state previste date ufficiali per delle commemorazioni pubbliche). Poi le incontreranno di nuovo, prima di procedere con le esequie: Jacinda Ardern visiterà i familiari delle 50 vittime ma anche i soccorritori che per primi si sono recati sul posto. Sabato scorso, la premier si era recata presso la comunità musulmana di Christchurch, indossando un hijab e ricevendo gratitudine da parte dei visitati, così come dell'opinione pubblica neozelandese.
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La legislazione sulle armi
La premier della Nuova Zelanda ha già annunciato un pesante giro di vite sulla legislazione in fatto di armi riconoscendo che, “per un breve periodo” gli emendamenti pianificati potrebbero creare incertezza per alcuni proprietari di armi. Al tempo stesso, Ardern ha spiegato che la stragrande maggioranza dei proprietari di armi ritiene che un cambiamento della legge in materia sia necessario affinché episodi come quello di Christchurch non si ripetano. Un cambiamento recepito anche dai principali rivenditori: nella giornata di ieri, ad esempio, uno dei maggiori siti di e-commerce della Nuova Zelanda ha cessato di trattare la vendita di pistole semiautomatiche. Come precisato dai vertici della società, è stato “ascoltato il sentimento pubblico dopo l'attacco terroristico di venerdì a Christchurch e abbiamo deciso di rimuovere tutte le vendite e le parti di armi semiautomatiche associate”.
Nel frattempo, prosegue l'indagine sul massacro e, soprattutto, su Brendan Tarrant e sulla sua possibile rete. Al lavoro, come spiegato dalla premier, tutti i reparti di Intelligence del Paese, i quali stanno indagando sugli spostamenti dell'uomo e le sue attività in Nuova Zelanda, ma anche l'uso dei social media e i contatti intrattenuti con gli altri sospettati.