La cultura come opportunità di libertà per alimentare la speranza irachena. Usama Al Shahmani è uno scrittore di lingua tedesca e di origine irachena rifugiatosi in Svizzera. Cresciuto in Iraq, ad Qalat Sukar (Nasiriya), si è laureato in lingua e letteratura araba moderna. Ha pubblicato tre libri sulla letteratura araba prima rifugiarsi in Svizzera nel 2002 dopo aver criticato il regime iracheno in un’opera teatrale. Nel 2018 esce il suo primo romanzo “In terra straniera gli alberi parlano arabo“. Nel 2020 esce il suo secondo romanzo “La piuma cadendo impara a volare”. Poeta prima che scrittore, come si vede nel suo ultimo libro, “Quando migrano, gli uccelli sanno dove andare”, lo scrittore iracheno Usama Al Shahmani è rifugiato in Svizzera. “L’unica via che vedo per difendere i nostri valori, la nostra democrazia, quello che ci sta a cuore, è la cultura– sostiene-. È questo l’unico spazio libero che ci permette di avere ancora speranza”. Nato a Bagdad nel 1971, da vent’anni in Svizzera dove si è rifugiato a causa di una piece teatrale che criticava il regime iracheno, Al Shahmani ha sempre avuto un atteggiamento positivo verso il futuro, “ma è molto difficile in una situazione come questa continuare ad avere veramente speranza. È palpabile nell’aria lo sviluppo del radicalismo e il modo di manifestarsi è sempre più basato sulla forza, su uno sfoggio di potenza, di potere che arriva fino alle armi, in tute le sue manifestazioni” afferma.
Cultura e speranza
La principale risorsa dell’Iraq, riferisce Treccani.it, rimane il petrolio, le cui riserve ammonterebbero, secondo una stima, a oltre un decimo delle riserve petrolifere mondiali e sarebbero pari a quelle dell’Arabia Saudita. Anche in questo caso, l’andamento della produzione ha risentito degli eventi bellici che hanno interessato l’Iraq negli anni 1980 e 1990. Dai 168 milioni di tonnellate estratti nel 1979, infatti, la produzione è passata, nel 1991, a 13,4 milioni, per attestarsi poi intorno ai 30-35 milioni di tonnellate. Tuttavia, nella seconda metà degli anni 1990 la produzione è tornata a salire e nel 2005 ha sfiorato i 100 milioni di tonnellate, a fronte di un consumo interno irrisorio. Tra le risorse minerarie dell’Iraq una discreta importanza hanno anche le ingenti riserve di gas naturale, la cui produzione però è ancora molto limitata (1,5 milioni di m3 nel 2005) e destinata al consumo interno. Nel maggio 2001 è stato ripristinato, dopo vent’anni, il collegamento ferroviario con la Turchia. Il principale scalo portuale è Bassora sullo Shatt al-Arab. Ma la situazione generale è critica. “Noi che cosa possiamo fare difronte a questi segnali di violenza manifesta? Quando è stato eletto Donald Trump ero in Iraq e per me è stata una giornata nera. Questo ci ha mostrato che anche se la storia non si ripete esattamente, gli elementi drammatici tendono a ripetersi”, sottolinea lo scrittore che quando torna nel suo Paese, del quale ha il passaporto, non è mai tranquillo.
Manoscritti segreti
In “Quando migrano, gli uccelli sanno dove andare”, pubblicato da Marcos y Marcos, il suo romanzo forse più personale, racconta la giovinezza in Iraq, l’arrivo di Saddam, la paura di esprimersi, il silenzio obbligato, fino alla scelta, ventenne, di scrivere una pièce teatrale che non piace al regime e la fuga senza commiato. E poi la speranza di un nuovo inizio in Svizzera dove ora scrive i suoi romanzi in tedesco. “Con questo libro chiudo un ciclo di tre romanzi partito con ‘In terra straniera, gli alberi parlano arabo’ che è totalmente autobiografico, ‘La piuma cadendo impara a volare‘ che è totalmente inventato e Quando migrano, gli uccelli sanno dove andare che ha una chiave più interiore, è un passaggio di approfondimento” spiega lo scrittore in tedesco. Ci sono riflessioni sul concetto di patria che però non viene considerata dal punto di vista politico, ma interiore: “è la nonna, l’albero a cui eri affezionato da bambino. È amore e casa” racconta. Poesie, pensieri di saggezza antica, ricordi attraversano, ma sono parte essenziale del romanzo. “Sono di fatto un poeta, ma le poesie di questo libro non sono incastonate nella prosa, ne fanno parte” dice. Il protagonista del romanzo racconta anche di quando nell’Iraq meridionale con alcuni amici si scambiava in segreto i manoscritti e avevano coniato una lingua ironica “con la quale si opponevano al disgusto della dittatura“.
In cerca di libertà
“La censura prima di venire dall’alto arriva dall’interno. È necessario che cambi l’atteggiamento interiore delle persone. Non sono comunista, ma c’è una frase fondamentale di Gramsci: da dove comincia il cambiamento? dalla società o dal potere? È evidente che il potere opprime, però la ribellione passa dalla società, dalla presa di coscienza e coraggio“. sottolinea. “La democrazia è finita in Iraq, in Afghanistan quando gli americani sono andati via, ma la democrazia che viene dall’alto non è vera democrazia, deve venire dal basso” sostiene lo scrittore. Concluso questo ciclo, di cosa parlerà il nuovo libro? “S’intitolerà ‘Nel profondo del Tigri dorme una canzone’, ha per protagonista l’ambiente ebraico di Baghdadsi e si svolge tra il 1930 e il 1950. Prima uscirà, il prossimo febbraio nel mondo tedesco, un’antologia di poeti svizzeri contemporanei da me curata, con solo una mia poesia alla fine. Il titolo in italiano è più o meno ‘Un filo di seta per i sogni'”, annuncia Al Shahmani.