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Le sfide per chi investe in infrastrutture digitali

Lo sviluppo delle nuove frontiere tecnologiche ci spinge a un impegno costante e coerente, offrendoci l’opportunità di progredire come individui e comunità. Tuttavia, se trascuriamo o rifiutiamo queste innovazioni, rischiamo di essere emarginati dai mercati e dal benessere. È quindi essenziale porre queste innovazioni al centro delle nostre priorità, coinvolgendo tutti gli stakeholder e i cittadini. 

Le tecnologie digitali, incluse l’intelligenza artificiale generativa, richiedono infrastrutture capaci di organizzare, elaborare, archiviare e diffondere enormi quantità di informazioni. Tuttavia, i data center necessitano di molta energia stabile, consumando circa 200 terawattora di energia all’anno a livello globale. È quindi necessaria una strategia di decarbonizzazione sostenibile per ridurre le emissioni di CO2 e aumentare l’efficienza energetica. 

Negli Stati Uniti, multinazionali come Google, Amazon e Microsoft hanno firmato accordi per alimentare i loro data center con mini-reattori modulari nucleari, garantendo centinaia di megawatt di energia rinnovabile pulita e continua. In Italia, è previsto un piano di investimenti di 15 miliardi di euro entro il 2028 per la realizzazione di data center, che promette di rilanciare l’economia e aumentare l’occupazione diretta e indiretta, soprattutto in Lombardia. 

Le aziende che investono nelle infrastrutture digitali devono affrontare diverse sfide. Prima di tutto, è necessario un quadro normativo chiaro e di supporto, poiché il settore dei data center non è attualmente riconosciuto a livello regolatorio e viene considerato un generico edificio industriale. Questo porta a una mancanza di chiarezza normativa e all’assenza di procedure specifiche per l’apertura di nuovi data center, con tempi lunghi e rapporti complessi con le istituzioni. 

Un’altra sfida è la carenza di figure professionali qualificate, soprattutto nelle discipline di progettazione e costruzione. Per colmare il divario tra domanda e offerta di lavoro nel settore digitale, è necessario investire nella formazione di competenze adeguate, collaborando tra istituzioni, università e imprese. 

La questione energetica è un’altra sfida fondamentale. I data center necessitano di energia elettrica continua, e le fonti eoliche e fotovoltaiche, per la loro intermittenza e dipendenza da costosi sistemi di stoccaggio, non sono sufficienti. Gli operatori devono quindi affidarsi a tecnologie rinnovabili più stabili, come la geotermia e il nucleare, se questa fonte di energia tornasse disponibile nel nostro Paese. 

Infine, lo sviluppo dei data center influisce sull’infrastruttura di rete. I centri con una potenza superiore ai 10 MW richiedono l’allacciamento all’alta tensione, non sempre disponibile. Saranno quindi necessari investimenti per potenziare la rete elettrica. Lo sviluppo di questi temi hanno bisogno consapevolezza dei cittadini, stimolata e sostenuta dalle forze politiche e sociali. Le autorità dovranno decidersi a programmare gli interventi ed a provvedere ogni strumento necessario alle attuazioni. Una paese evoluto fa questo, non si perde in storie futili e perenni divisioni sul nulla. Dunque basterà un approccio nuovo sulle cose che contano e l’Italia potrà cambiare. 

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