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Green social impact: la sostenibilità unisce comunità e aziende

Dal forum di studiosi e protagonisti della transizione ecologica esce una road map che tiene conto delle ricadute sociali delle decisioni delle imprese

Green social impact: la sostenibilità delle aziende passa dalla crescita delle comunità. Marella Caramazza, direttore generale Istud Business School e Board Member Cottino Social Impact Campus, direttore strategie del CeVIS, Centro di competenze per la valutazione e la misurazione dell’impatto. Spiega Caramazza: “La transizione ecologica non è solo una questione ambientale. Ma è intrinsecamente legata a come viviamo, lavoriamo e connettiamo come comunità. Ed è essenziale gestire attentamente questa transizione per evitare che le comunità più vulnerabili ne subiscano le conseguenze negative. Possiamo iniziare a monitorare alcuni dati. Ossia salute delle comunità. Accesso a innovazioni green e fonti di energia rinnovabile. Economia circolare. Diversità e inclusione”. Quella attuale è una fase congiunturale caratterizzata da una preoccupazione diffusa dell’opinione pubblica. Alimentata dalla progressiva perdita di competitività dell’industria europea e dagli effetti delle interminabili crisi internazionali e dalla fine della pandemia. Quindi è lecito chiedersi se la transizione ecologica sta rallentando. Danilo Bonato. è direttore Sviluppo Strategico e Relazioni Istituzionali di Erion Compliance Organization. “L’economia verde gode buona salute e lo dicono innanzitutto le imprese – assicura Bonato-. L’Italia sta proseguendo il proprio impegno climatico riducendo del 25% le sue emissioni di gas serra rispetto al 1990. E spingendo con decisione sulle fonti rinnovabili con 6 GW incrementali nello scorso anno. Serve un maggior coinvolgimento delle imprese a sostegno del Green Deal europeo secondo le linee di investimento indicate da Mario Draghi”.

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Foto di name_ gravity su Unsplash

Green social impact

Le imprese dell’economia verde, poi, si dimostrano più resilienti. Le organizzazioni sovranazionali e le istituzioni locali esortano a dare valore alla sostenibilità. Una mano arriva dalla valutazione e dalla misurazione dell’impatto sociale delle scelte green, il solo termometro che può orientare i benefici verso i cittadini. Una road map che tiene conto soprattutto delle ricadute sociali. La discussione sull’auto elettrica ha dimostrato i limiti del cammino dell’economia verde e dei rigori ideologici dell’Unione europea che stanno per essere riconsiderati. La transizione deve essere sostenibile dal punto di vista economico, sociale e geopolitico. Gradualità, misure eque e solidali senza lasciare nessuno indietro. Il banco di prova per una soluzione è sempre quello con la realtà. Ovvero come nella vita quotidiana la sostenibilità incide sulla crescita delle comunità di cittadini. Ci vuole un nuovo modello di sviluppo e di crescita attraverso una economia partecipativa. I piccoli correttivi non servono. Occorre una rinascita valoriale. Il bene comune, il benessere condiviso. Un bilancio dettagliato di quello che è stato fatto e quello che rimane da fare è scaturito dal confronto serrato uscito dall’European Colloquium “Green Social Impact”. L’evento (di cui Adnkronos è media partner) è stato organizzato da Istud Business School, la più antica business school privata italiana, insieme e Cottino Social Impact Campus di Torino.

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Foto di Singkham: https://www.pexels.com/it-it/foto/piantatrice-chiara-della-lampadina-sulla-roccia-grigia-1108572/

Social value

Sottovalutare la crisi climatica non farebbe che limitare le possibilità di sviluppo economico futuro. Ne è convinto il professore Valentino Piana, direttore Economics Web Institute e Senior Climate Strategist dell’European Network of Living Labs. “La Cop 29 ha avviato un discorso sulle cifre da mobilitare che rapidamente vanno verso le centinaia e migliaia di miliardi- sostiene Piana-. Qualunque imprenditore dovrebbe sentire che il mercato va lì e che i suoi prodotti innovativi possono trovare co-progettazione e adattamento alle condizioni locali attraverso gli strumenti ‘non di mercato’. Tra cui processi sociali di condivisione e formazione delle competenze e delle tecnologie”.  L’avvocato Paolo Peroni di Rödl & Partner richiama il recepimento negli Stati membri, entro il 2026, di “obblighi stringenti per le imprese“. Quali la rendicontazione di sostenibilità, la gestione responsabile delle catene del valore e l’eliminazione o minimizzazione degli impatti negativi sui diritti umani e l’ambiente. “Non è solo un adempimento normativo ma una scelta strategica per generare valore condiviso e garantire competitività nel lungo periodo”, osserva Peroni. Il professor Andrea Farinet è docente di Economia e Gestione delle imprese della Liuc-Università Cattaneo .

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Foto di AbsolutVision su Unsplash

Oltre la crisi

La parola crisi è ricorrente. Evidenzia Farinet: “Il termine viene etimologicamente dal verbo greco ‘krinomai’. E significa decidere. Dobbiamo decidere, scegliere un nuovo tipo di progresso economico e sociale, pensare e sperimentare architetture dove esseri umani e ambiente convivono in equilibrio. In uno scenario come quello attuale l’approccio socialing è probabilmente l’unico che va veramente incontro alle reali necessità degli individui che vogliono sentirsi compresi, che sono alla ricerca di un confronto autentico e che sempre di più sentono il bisogno di condividere esigenze e difficoltà oggettive. Una terza via né catastrofista né negazionista”. Un progetto sostenibile non è altro che un co-creato hub di persone, economia e scienza. Lo pensa Massimiliano Braghin presidente e Co-Founder di Infinityhub S.p.A. Benefit. “Tutto è collegato. Azioni nativamente sostenibili nelle tre accezioni di sostenibilità: ambientale, economica e sociale. Quando tutti sono integrati fin dall’inizio, tutti partecipano al capitale. La partecipazione di tutti ai valori e alla distribuzione del valore garantisce una risposta positiva diffusa. Chi si muove prima avrà sicuramente dei vantaggi”. Per questo un dettaglio non trascurabile è la formazione e la conoscenza. Education prima del business. Dalle scuole medie. Dai giovani studenti. “Nel 2023 – commenta Eliana Baruffi country communications manager di Abb – abbiamo coinvolto ventimila ragazzi e ragazze. Spieghiamo loro come la tecnologia possa aiutare la sostenibilità e di come ciascun professionista può portare il suo contributo. Per noi progresso sociale significa, oltre che salute e sicurezza per i nostri lavoratori, impegno per una società più inclusiva e motivata”. E’ quel sentiment che ritroviamo anche quando si parla di economia circolare costituita da atti concreti delle comunità dove la valutazione dell’impatto sociale è quotidianità.

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Foto di Sigmund su Unsplash

Riciclo

Un esempio arriva da Roberto Sancinelli presidente di Montello., il più grande centro di riciclo di plastica e umido a livello europeo. La plastica si trasforma in minuscoli granuli che possono essere riutilizzati per tutto. L’organico invece è trasformato in energia elettrica e termica, in biometano e fertilizzante organico. Mentre l’anidride carbonica viene reimmessa nel ciclo industriale anche per trasformare in gassata l’acqua minerale. “Se vogliamo limitare il consumo di materie prime fossili c’è solo una opzione – precisa Sancinelli -, ovvero riciclare. Entro il 2050 la plastica vergine aumenterà del 3-3,5%. E questo significa che in trent’anni raddoppieremo la quantità di plastica che circolerà nel pianeta”. Il riciclo ha similitudini anche nel giro “riscaldare, risparmiare e non inquinare”. Purtroppo “la penetrazione delle rinnovabili non emissive – spiega Riccardo Bani, presidente di Teon – nel settore termico che pesa per il 65% dei consumi finali in energia, in Italia è solo del 6%”. E se prima di pensare alle auto elettriche si metteva mano al cambio delle vecchie caldaie con le pompe di calore? I risparmi di spesa sarebbero dal 40 al 70% con emissioni azzerate. La transizione ecologica va fatta adottando soluzioni meditate, affrancate da inutili contrapposizioni. Il saggista Maurizio Guandalini, chairman dell’evento e curatore del libro “La Transizione Ecologica (raccontata da chi la fa)”, sintetizza le riflessioni di studiosi e protagonisti dell’economia green. Il riferimento è a “quella che Carlo Petrini chiama la saggezza contadina dei saperi secolari che insieme alla scienza potranno fronteggiare scenari di geoeconomia e geopolitica. Popolati da ‘squali’. Cioè dai decisori finali della rivoluzione energetica, impegnati a duellare per il controllo delle materie prime e delle risorse del sottosuolo“.

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