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Al via GRAArt: 10 Urban Artist interpratano il mito di Roma sui sottopassi del Grande Raccordo Anulare

La storia di Roma ridipinta in forma contemporanea su rampe e sottopassi del Grande Raccordo Anulare. E’ il progettoGRAArt, promosso da Anas: 10 Urban Artist internazionali che realizzano murales e graffiti ispirati al mito della Città Eterna avvalendosi della consulenza della scrittrice di best-seller ambientati nella Capitale, Ilaria Beltramme.

Le aree interessate

Le aree interessate sono: Torrino Mezzocammino (via Luigi Guglielmi), Gregna di Sant’Andrea (via Lucio Mariani), Romanina (via Pietro Rosano), Tor Vergata (via della Sorbona), Prenestina (via Collatina), La Rustica (via Damone), Ottavia (via Casorezzo), Trionfale (via Casal del Marmo), Boccea (via di Boccea), Aurelia (via Aurelia).

L’obelisco-nasone di Maupal che cita Sisto V, il martirio di Rufina e Seconda di Lucamaleonte o i Guardiani di Ottavia del collettivo uruguaiano Licuado sono solo alcuni esempi realizzati con il patrocinio del Mibact (Il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) grazie al progetto ideato da David Diavù Vecchiato.

Franceschini: “Nelle periferie si giocano le sfide del futuro”

L’iniziativa è stata presentata lunedì scorso al Ministero dal Ministro Dario Franceschini, dal presidente di Anas Gianni Vittorio Armani, dal responsabile del Brand e Immagine di Anas, Claudio Arcovito e dal direttore artistico Vecchiato. “Le periferie – commenta il ministro Dario Franceschini – sono il luogo dove si stanno giocando tutte le sfide del futuro, dall’integrazione alla crescita demografica. Innesti di arte contemporanea come questi servono alla riqualificazione del territorio e a dare sfogo ai nuovi talenti”. “Un progetto brillante – conclude – che anche le altre società proprietarie di strade possono copiare”.

GRAArt, un opera collettiva

“Per un progetto diffuso su tutta la città come GRAArt, che coinvolge aree e quartieri molto diversi tra loro – ha spiegato il direttore artistico David Diavù Vecchiato – si è rivelato ideale il metodo curatoriale con il quale da molti anni sviluppo e concretizzo le mie idee sull’arte urbana, sia nelle mie opere che nei diversi progetti collettivi che ho finora ideato e diretto. Per interpretare liberamente un’infrastruttura importante come il Gra, ho immaginato un’opera d’arte collettiva in cui ogni artista, prima di intervenire sul muro, fosse spinto alla ricerca dell’identità del territorio in cui quel muro si trova e venisse ispirato dunque da storie e leggende, lavorando con spirito di curiosità ed empatia. Credo che riportare nelle periferie alcuni simboli della Città Eterna che in fondo le appartengono, attraverso un’arte visiva che è nata dal basso, e ha ormai conquistato molti muri urbani, sia una bella rivoluzione di cui in questo momento Roma ha bisogno”.

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