Il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, in visita in Asia, dopo la tappa in Indonesia è giunto a Timor Est, a Dili, dove ha celebrato la messa nel Seminario maggiore. “Vi viene richiesto tutti i giorni di entrare profondamente nel percorso di formazione con impegno e sincerità. – ha ricordato Parolin ai seminaristi -E’ necessario che tutti i giorni ci sentiamo nel profondo del cuore che siamo stati toccati da Dio per essere pronti come suoi discepoli a dare quell’amore e quella misericordia agli altri. ‘Altri’ che, secondo il più genuino insegnamento di Papa Francesco, sono gli emarginati, i dimenticati. Obiettivo primario del nostro ministero e dell’attività sacerdotale è andare alle periferie, a coloro che vivono in periferia fisicamente, socialmente, psicologicamente e spiritualmente”.
Inoltre il segretario di Stato Vaticano, ha spiegato che il segreto del sacerdote, come di ogni cristiano, è quello di esserlo davvero “tutti i giorni”, con la consapevolezza che è Dio a chiamare per primo. Inoltre, il cardinale non ha mancato di esprimere subito la gioia di “celebrare la messa per la prima volta a Timor Est con i seminaristi che rappresentano il futuro della Chiesa che li attende come pastori e guide spirituali per indicare alla gente la strada verso Dio fonte della nostra vita, della nostra fede e della nostra vocazione”.
Il porporato si trova a Timor Est come legato pontificio per celebrare i cinquecento anni di evangelizzazione nel Paese asiatico. La visita, durante la quale – a Dili – verrà firmato il Concordato, un accordo ufficiale che sancisce la piena sintonia fra Stato e Chiesa, avrà come momento centrale una messa a Taci Tolo il venerdì, proprio nello stesso luogo dove si è recato nel 1989 Papa Giovanni Paolo II. L’occasione per la firma del concordato, che sancirà tale status quo, è la celebrazione dei cinquecento anni di evangelizzazione dell’isola. Le autorità timoresi riferiscono orgogliosamente che “è una delle rare volte che un simile documento viene firmato fuori dal Vaticano”. Nella lettera in cui nomina suo inviato sull’isola del sud est asiatico il segretario di Stato Pietro Parolin, Papa Francesco ha voluto ricordare la testimonianza degli “intraprendenti missionari domenicani che portarono il Vangelo sull’isola di Timor”.