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Giuseppe Moscati, un medico santo

Ci sono persone che dedicano tutta la propria vita al servizio degli altri, e lo fanno in maniera semplice e autentica, senza chiedere niente in cambio tra questi è giusto ricordare Giuseppe Moscati (1880-1927) un medico che si preoccupava dei più bisognosi, tanto da diventare il “medico dei poveri”. Giuseppe Moscati era nato a Benevento, settimo di nove figli, trascorse la sua giovinezza a Napoli, dove si erano trasferiti per lavoro i genitori, il padre era consigliere di Corte D’Appello, nella città vesuviana.

Dopo aver conseguito il 4 agosto 1903 la laurea in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Napoli Federico II, Moscati divenne un luminare nel campo della fisiologia. La sua profonda conoscenza scientifica, unita a una fede incrollabile, lo portarono a esercitare la professione medica con grande umanità e dedizione. Intervenne come medico, prestando soccorso nel 1906 quando le ceneri del Vesuvio misero in pericolo la cittadina di Torre del Greco, ordinando l’evacuazione del piccolo ospedale, portando in salvo gli ammalati.

Nel corso della sua vita presterà la sua opera di medico in diversi ospedali napoletani: quello degli Incurabili, il Domenico Cutugno, diventerà poi nel 1911 aiuto ordinario negli Ospedali Riuniti. La sua bravura lo portò ad assumere anche il delicato ruolo di libero docente di chimica fisiologica, ma egli preferì le corsie degli ospedali, stando a stretto contatto con i malati e i sofferenti.

Non mancò in lui la ricerca verso nuovi farmaci per curare le diverse malattie e nel 1922 fu il primo a sperimentare l’uso dell’insulina per curare il diabete, partecipò a congressi scientifici e medici in varie città d’Europa. A Napoli, nel suo studio medico Giuseppe Moscati si prendeva cura di tutti con consigli, suggerimenti indicando a ciascun paziente la medicina giusta per cercare di guarire, dando preferenza ai poveri.

Ad altri pazienti altrettanto indigenti passava direttamente il necessario per comprare cibo e medicine senza chiedere nulla in cambio, né tantomeno la parcella per la visita medica.

Giuseppe Moscati, vede nei suoi pazienti il volto di Cristo stesso, sofferente, e questo slancio di generosità lo porta a prodigarsi senza sosta verso i malati e non attende che loro vadano nel suo studio, ma è lui stesso che li cerca nei quartieri più poveri e dimenticati della città, curandoli gratuitamente.

“…Memore delle parole del Signore: “Ero malato e mi avete visitato” (Mt 25, 36), il Moscati vedeva Cristo stesso nel malato, che, nella sua debolezza, nella sua miseria, nella sua fragilità e insicurezza, a lui si rivolgeva invocando aiuto; vedeva chi gli stava innanzi come una persona, un essere in cui c’era un corpo bisognoso di cura, ma anche un essere in cui albergava uno spirito pur esso bisognoso di aiuto e di conforto…”. Queste parole pronunciate da Giovanni Paolo II il 25 ottobre del 1987, durante il rito della canonizzazione ci raccontano di come Giuseppe Moscati ha svolto il difficile compito di medico.

E possiamo affermare che tutta la sua vita ha rappresentato un esempio straordinario di come fede e ragione possano coesistere e integrarsi armoniosamente. Il medico napoletano, infatti, coniugava la sua profonda conoscenza scientifica con una fede viva e operante, mettendo al servizio degli altri le sue capacità e il suo talento, si preoccupava di tutti, non lasciava indietro nessuno. Quando il 12 aprile del 1927, Giuseppe Moscati morì improvvisamente, subito a Napoli si diffuse la notizia con la gente che dirà: “E’ morto il medico santo”. Dopo la sua morte i resti di Moscati furono inizialmente tumulati al Cimitero di Poggioreale, ma solo nel 1930, furono traslati nella Chiesa del Gesù Nuovo. l 16 novembre del 1975 Paolo VI (1963-1978) lo proclamò beato e Giovanni Paolo II lo scriverà nell’elenco dei santi il 25 ottobre 1987.

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