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Perché istituire la Giornata della vita nascente

Il rilancio della natalità, la valorizzazione della maternità, l’attenzione per la vita nascente, il rispetto verso la vita fragile. L’Italia che vuole impegnarsi per il bene comune e che crede nel valore intrinseco di ogni persona non può che ripartire dal principio del bene indisponibile della vita, da cui discendono tutti gli altri diritti dell’uomo. Nascere e crescere con l’amore della propria famiglia è il primario interesse di ogni bambino che esita sulla faccia di questa terra, per questo bisogna eliminare qualsiasi ostacolo che impedisce il compimento di una gravidanza.

Partendo da queste semplici osservazioni, oltre 30 organizzazioni italiane, convocate dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, sabato 27 marzo celebreranno il primo Festival della vita nascente che ha come obiettivo principale quello di chiedere l’istituzione della Giornata della vita nascente nella data del 25 marzo. Il manifesto della Rete dei proponenti parla di “una ricorrenza istituzionale, per promuovere la cultura della vita e della natalità, aprire un grande dibattito sui temi della maternità, della paternità e della procreazione, creare un clima favorevole all’accoglienza della vita nascente e della vita fragile, coinvolgendo la classe politica, le giovani generazioni e l’opinione pubblica”.

Riportare al centro del dibattito pubblico questi temi è infatti il cuore di quella sfida culturale che va condotta parallelamente a quella sul piano politico per ottenere tutte le tutele socio-economiche e una legislazione a favore della famiglia e della maternità. L’inverno demografico che investe tutto l’Occidente; la banalizzazione del dramma dell’aborto; la liquefazione dei rapporti famigliari e la relativizzazione del valore antropologico della maternità non possono infatti essere affrontati solamente con un insieme di bonus e detrazioni sulle buste paga di coloro che intendono intraprendere un progetto genitoriale. I dati sulla natalità potranno subire solo qualche lieve variazione senza un profondo cambio di orizzonte valoriale che vada ad incidere nella mentalità utilitaristica dei nostri tempi.

Non è un caso che l’iniziativa prenda le mosse proprio dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, che fin dal 2006 organizza ogni marzo a Modena l’annuale fiaccolata ecumenica per la vita nascente, voluta da Don Oreste Benzi in persona. L’evento negli anni ha richiamato l’attenzione di tante sigle pro-life, pro family e del mondo del volontariato.

A causa della pandemia, l’appuntamento di quest’anno sarà virtuale ma non meno partecipato. Le 34 realtà aderenti che animeranno il ricco calendario di eventi on line rappresentano una vastissima fetta dell’associazionismo laico e cattolico. Dal Family Day al Forum delle Associazioni socio sanitarie, dall’Associazione Nazionale Famiglie Numerose a Famiglie Nuove-Movimento dei Focolari, passando per i giuristi del Centro studi Rosario Livatino, il Movimento per la Vita e molti altri ancora.

Facendo leva sul loro vissuto quotidiano e sulle straordinarie esperienze a difesa della vita, questa Rete di migliaia di attivisti si prede in carico il compito di far conoscere ad un intero Paese cosa significhi e quali frutti può portare l’apertura alla vita. “Raccontare la felicità che dona ogni nuova vita – si legge ancora nella Carta stilata per l’iniziativa -, nonché la ricchezza della relazione tra genitori e figli. Evidenziare come l’incremento della natalità crei apertura verso il futuro, alimenti la solidarietà tra le generazioni, dia freschezza alla politica e alla cultura, conferisca ossigeno all’economia e all’educazione”. Altro elemento chiave di questo impegno sarà quello di portare testimonianze ed esperienze, anche coinvolgendo le giovani generazioni e il maggior numero di persone possibili, promuovendo una svolta culturale che favorisca il passaggio dall’individualismo alla solidarietà.

C’è quindi un vasto fronte sociale che non si arrende alle culle vuote, alla cultura mortifera degli aborti domestici che lasciano le donne sole e disperate, alle dimissioni firmate in bianco da giovani ragazze e usate da manager senza scrupoli in caso di gravidanza, alla cultura dello scarto che mira ad eliminare i nascituri con bisogni speciali, alla mercificazione di corpi e vite. Decine di associazioni che intendono ribadire l’ovvio che oggi fa scandalo, ovvero che ognuno di questi piccoli è un dono e un prodigio, ha un valore incredibile, ha una missione unica da svolgere nel mondo e che ogni mamma ha diritto di essere sostenuta e accolta da tutta la collettività e le istituzioni devono fare la loro parte, anche fornendo gli aiuti necessari per garantire loro una gravidanza serena. Nel frattempo questa iniziativa sociale di amplissimo respiro si è già concretizzata anche con l’elaborazione di un testo di legge per l’istituzione della Giornata della vita nascente che porta la firma di numerosi parlamentari (Binetti, Gasparri, Liolini, Pagano e Pillon).

Il festival arriva tra l’altro in un momento in cui si avverte il bisogno di un’altra narrazione. Nell’Italia mortificata dalla pandemia, le cronache parlano della pallavolista licenziata per essere rimasta incinta, di  consiglieri comunali espulsi dai propri partiti perché favorevoli alla vita e di campagne pro-aborto portate nelle aule scolastiche tra studenti minorenni. Una giornata per ricordarci che nasciamo perché valiamo molto di più di tutte queste miserie e che la nostra dignità è inviolabile fin dal concepimento, è benzina che alimenta il motore di ogni speranza.

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