Come per tutto il Tempo di Pasqua, anche questa domenica la liturgia ci propone uno dei brani evangelici in cui vengono narrate le diverse apparizioni del Risorto.
San Luca, dopo la vicenda dei due discepoli di Emmaus (Lc 24, 13-35) fa seguire l’incontro del Signore con il gruppo degli apostoli, i quali avevano appena ascoltato dai due quanto era accaduto lungo la via (Lc 24, 35-48). L’evangelista in questa testimonianza, anzitutto, non usa dei verbi di movimento: il Risorto non viene, non va, non etra, ma sta – “stette in mezzo a loro” -, quasi a dire che è già tra i discepoli, ma deve rivelarsi e al contempo la comunità deve saperlo riconoscere.
Una volta, poi, donata la pace, il Risorto, tra lo sconvolgimento e la paura dei presenti, per assicurar loro che non siano di fronte ad un fantasma dà prove concrete della sua identità e della sua corporeità: il corpo ferito dalla passione vissuta pochi giorni prima a Gerusalemme, la sua carne e le sue ossa, la possibilità di mangiare del pesce arrostito. Infine, il Cristo aprì loro le menti per comprendere le Scritture, dando ulteriore prova di chi fosse.
Tutto questo può offrirci la risposta alla domanda sul dove si può fare la stessa esperienza di incontro che un giorno fecero i discepoli. Quante volte, infatti, nel corso della vita ci si chiede come è possibile incontrare il Signore, come sentirlo prossimo a noi, come rinvigorire la nostra relazione con lui, come poterlo ascoltare, vedere o toccare?
Come dicevamo, il brano dona alcuni suggerimenti. Il primo, in ordine narrativo, è ciò che viene riportato agli apostoli dai due di Emmaus: lo riconobbero nello spezzare il pane.
Ogni eucarestia è celebrazione della Pasqua, è incontro con il Signore Risorto, è sostare alla Sua presenza, è nutrirci di Lui per divenire come Lui. Il secondo suggerimento, invece, è dato dallo “stare” del Risorto in mezzo ai suoi. Il Signore continua a manifestarsi nella comunità cristiana, nella Chiesa: Lui sta dove due o tre sono riuniti nel Suo nome (Mt 18, 28).
Possiamo, dunque, riconoscerlo nelle relazioni amicali di cui una comunità deve essere caratterizzata, nell’assemblea che si raduna per lodare il Padre per il dono del Figlio nello Spirito Santo, e pure nelle membra ferite degli ultimi perché anche loro sono parte della grande famiglia di Dio.
Infine, sempre in ordine narrativo, il brano di oggi ci indica le Scritture come ulteriore “luogo” di incontro. La lettura, la meditazione, la conoscenza della parola di Dio è conoscenza di Cristo, difatti, “ignorare le Scritture significa ignorare Cristo” (San Girolamo); ma soprattutto “è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura” (Sacrosanctum Concilium 7). Perciò, gli uomini e le donne di ogni tempo ed ogni luogo possono gustare la stessa gioia dei discepoli e delle discepole di un tempo, perché ancora oggi il Risorto si rivela e si lascia riconoscere dai suoi nella Chiesa che continua a spezzare il pane, ad amarsi fraternamente e ad ascoltare la sua Parola.