Il sipario si alza su una storia senza tempo, un racconto di fede e coraggio che ha toccato il cuore di milioni di persone. Bernadette de Lourdes, il musical che ha conquistato la Francia, ha debuttato in Italia per il Giubileo della Speranza. A dare voce e corpo alla giovane Bernadette Soubirous, la santa francese che ha cambiato per sempre la storia di Lourdes, è Gaia Di Fusco, una giovane artista, classe 2001, originaria di Mondragone, nel Casertano che riesce a incarnare con intensità e sensibilità il ruolo di questa figura iconica.
Gaia, con il suo sguardo limpido e la sua passione contagiosa, ci accompagna in un viaggio nel tempo, riportandoci alla Francia del 1858, quando una quattordicenne di umili origini, incontra una “Signora vestita di bianco“ che le rivelerà di essere l’Immacolata Concezione. Un incontro che segnerà per sempre la sua vita e quella di innumerevoli persone, trasformando una ragazzina semplice e analfabeta in una donna capace di sfidare le convenzioni e di testimoniare la sua verità con coraggio e determinazione.
Abbiamo incontrato Gaia dopo averla vista sul palco, nei panni di Bernadette. Una performance che ci ha emozionato profondamente, tanto da farci dimenticare di trovarci di fronte a un’attrice. “Non preoccuparti – ci ha detto con un sorriso – capita spesso che mi chiamino Bernadette per strada”. Un segno tangibile di quanto il suo personaggio sia entrato nel cuore del pubblico, un ponte tra il passato e il presente, un inno alla speranza che continua a risuonare con forza ancora oggi.
Hai iniziato giovanissima a cantare. Cosa significa per te?
“È la mia vita. Ho iniziato a cantare da molto piccola, tanto che non ricordo esattamente quando. È stato un processo naturale, come imparare a camminare. Dopo aver provato vari sport ho chiesto ai miei genitori di iscrivermi a una scuola di canto per iniziare a studiare seriamente. Così, ho iniziato il mio percorso nel canto, che mi ha portato a esperienze televisive inaspettate e, infine, a diventare un’artista di teatro”.
Da amici al Bar Stella con Stefano De Martino, come sei arrivata ad indossare i panni di Bernadette?
“Quando mi hanno chiamata per interpretare questo ruolo, ero molto emozionata. È stata un’esperienza completamente nuova per me, poiché si tratta di un ruolo molto delicato e difficile. Bernadette è un personaggio emblematico, che racchiude una grande complessità in un’apparente semplicità. Ho lavorato quotidianamente per circa un anno per dare voce a un personaggio così complicato”.
Quali sono state le principali sfide che hai affrontato nell’interpretare un personaggio storico come Bernadette Soubirous?
“All’inizio, l’idea di interpretare Bernadette mi ha intimorita, perché è conosciuta come una santa, un personaggio quasi inarrivabile. Tuttavia, durante i colloqui con il regista e la produzione, ho capito che avrei interpretato una ragazza di 14 anni, con caratteristiche ben definite come tenacia, coraggio e intraprendenza. Quando ho compreso la vera essenza del personaggio, mi sono resa conto che la sfida era complessa ma diversa. Ho riconosciuto in Bernadette caratteristiche che vedo anche in me, il che ha reso più semplice affrontare le difficoltà, pur mantenendo la complessità del personaggio”.
Quali aspetti del tuo carattere hai trovato simili a quelli di Bernadette che poi hai utilizzato per avvicinarti al personaggio?
“Sicuramente la tenacia, il coraggio e la voglia di esprimere la propria verità”.
Bernadette, pur essendo povera e senza istruzione, è stata una ragazza coraggiosa e tenace, spesso giudicata e considerata una bugiarda. Tu quando ti senti giudicata e magari non valorizzata, a cosa ti aggrappi?
“Mi aggrappo alla mia verità e alla mia realtà, proprio come ha fatto Bernadette. Viviamo in una società in cui i giovani non sempre vengono compresi dagli adulti”.
Che consiglio ti senti di dare ai giovani?
“Essendo anch’io una ragazza di 23 anni, di ispirarsi all’intraprendenza di Bernadette che, pur essendo la ragazza più povera del paese, ha avuto il coraggio di portare avanti le sue idee in una società bigotta, nonostante le difficoltà”.
Tu hai avuto la possibilità di incontrare Papa Francesco con il cast. Hai qualcosa da raccontarci di questa esperienza?
“È stato un momento raro e speciale poter cantare davanti a Papa Francesco. È stata un’esperienza incredibile e indimenticabile che porterò sempre con me. Portare il musical nel Giubileo della Speranza è un grande onore per noi”.
Questo musical a chi lo consigli?
“Questo musical non è solo per i credenti, ma per tutti, poiché si basa su testimonianze storiche con le parole originali pronunciate da Bernadette durante le inchieste. Mi auguro che molti giovani vengano a vederci e a riconoscersi in questa storia”
Bernadette si rivolge dunque a tutti.
“Il personaggio che rappresentiamo è laico e infonde speranza e certezza. Anche per un pubblico ateo, Bernadette suscita curiosità per la sua semplicità e complessità”.
La fede ha giocato un ruolo centrale nella vita di Bernadette. In te, questa esperienza ha avuto una certa risonanza?
“Assolutamente sì. Questa esperienza è stata una grande sfida molto lontana da tutto quello che avevo fatto fino adesso. È la mia primissima volta in teatro, un completamento del mio percorso artistico. È un ruolo che non dimenticherò mai, mi ha donato molto”.
E a Lourdes, ci sei stata?
“Sì, un anno fa ho iniziato il mio percorso per interpretare al meglio Bernadette e la produzione ci ha portato a Lourdes per avvicinarci alla realtà dei fatti. Fin da bambini, ci viene raccontata questa storia e iniziamo ad idealizzarla quasi come una favola. È stato invece un incontro concreto, un confronto con la realtà che mi ha fatto capire che, indipendentemente da ciò che Bernadette ha vissuto, la sua storia continua a far parlare di sé”.
Bernadette ha vissuto un’esperienza straordinaria in un contesto di scetticismo. Come pensi che i giovani possano affrontare il dubbio e la critica nella società attuale?
“Essendo se stessi e credendo nella propria verità, proprio come ha fatto Bernadette. È importante portare avanti ciò in cui si crede, anche se è difficile, perché potrebbe aprire gli occhi su qualcosa che inizialmente nessuno vedeva”.
Cosa speri che i giovani spettatori portino con sé dopo aver visto il musical?
“Spero che possano riconoscersi in ciò che rappresentiamo e portare a casa un bel ricordo. Cerchiamo un coinvolgimento del pubblico, e i giovani sono parte integrante dell’esecuzione”.
Hai progetti per il futuro dopo il musical?
“Ho progetti per il futuro e sto continuando a lavorare. Vedremo cosa succederà”.
Chi sarà Gaia dopo questa esperienza?
“Sarò una Gaia sicuramente differente. Questo personaggio mi ha donato tanto e spero di poter restituire almeno una parte di ciò che ho ricevuto a chi ci guarda nello spettacolo. Alcuni mi chiamano Bernadette, il che mi fa capire che sto facendo bene il mio lavoro. La Gaia che sono adesso è sicuramente diversa”.
L’articolo è stato pubblicato su Semprenews