E’ scontro aperto fra la Fondazione Gimbe e la Regione Lombardia. Il punto sulle riaperture, unito alla critica evidente sui numeri forniti, ha di fatto decretato la rottura fra i due contendenti. Gimbe, infatti, si è detta convinta che Lombardia, così come Piemonte e Liguria, non possa ripartire a pieno ritmo già a partire dal 3 del prossimo mese, dal momento che i dati presi in analisi “riflettono quasi interamente le riaperture del 4 maggio, ma non quelle molto più ampie del 18 maggio che potranno essere valutate nel periodo 1-14 giugno, tenendo conto di una media di 5 giorni di incubazione del virus e di 9-10 giorni per ottenere i risultati del tampone”. Uno studio che aveva sollevato qualche polemica ma che il suo punto di rottura lo ha visto a seguito dell’intervento del presidente della Fondazione bolognese, Nino Cartabellotta, a Radio 24, il quale ha commentato lo studio riferendo che, addirittura, le regioni in questione non riportino dati corretti: “C’è il ragionevole sospetto che sia così, che le Regioni aggiustino i dati per non essere fermate. In Lombardia si sono verificate troppe stranezze sui dati, soggetti dimessi che venivano comunicati come guariti, il ritardo nella trasmissione dei dati, e i riconteggi sono molto più frequenti nella fase 2. Come se ci fosse una necessità di mantenere sotto un certo livello i casi diagnosticati”.
La querela
Inevitabile la replica della Regione che, dopo aver definito “gravissime, offensive e soprattutto non corrispondenti al vero” le parole del presidente di Gimbe, ha reso noto di aver inoltrato querela nei confronti della Fondazione: “Regione Lombardia, attraverso il proprio ufficio legale, ha deciso di presentare una querela contro la fondazione Gimbe e il suo presidente Nino Cartabellotta… Un atto inevitabile, il nostro, dopo quanto affermato dal presidente della fondazione che, parlando dei dati sanitari della Lombardia, ha dichiarato, fra l’altro, che ‘si combinano anche dei magheggi sui numeri’“. La spiegazione posta dai legali regionali, è che si tratta di “accuse intollerabili e prive di ogni fondamento, per le quali il presidente di Gimbe dovrà risponderne personalmente. I nostri dati, come da protocollo condiviso da tutte le Regioni, vengono trasmessi quotidianamente e con la massima trasparenza all’Istituto Superiore Sanità”.
Il governatore
Sulla questione è intervenuto anche il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, il quale si è detto convinto che “dal 3 giugno i lombardi saranno liberi di circolare in tutta Italia”. La regione, ha detto il governatore, “rientrerà sicuramente nel novero delle regioni che avranno libertà di movimento. Abbiamo esaminato i dati relativi alla Regione Lombardia che abbiamo inviato all’istituto superiore di sanità e abbiamo potuto evidenziare come siano tutti estremamente positivi e tutti in miglioramento rispetto alle precedenti settimane questo vuol dire che la situazione sta sostanzialmente migliorando”.