Stuprata da Abu Bakr al Baghdadi e poi uccisa: sarebbero questi i terribili dettagli emersi sulla vicenda di Kayla Mueller, l’attivista statunitense rapita dall’Isis nel 2013 e morta in Siria come ostaggio dei terroristi. La famiglia della ragazza ha confermato ad alcuni siti di aver ricevuto la notizia dalle autorità degli Usa, e alla Abc avrebbero detto di essere stati informati a giugno su quanto accaduto alla figlia prima di essere uccisa.
Il giornale britannico Indipendent fu il primo a parlare delle violenze sessuali subite dalla Muller e i dettagli dalla sua prigionia sarebbero emersi sulla base delle testimonianze di due ragazze yazide anche loro ostaggi del Califfo insieme alla 26enne americana. Secondo quanto riferito dal New York Times, le tre donne furono trasformate in “schiave sessuali” di al Baghdadi, il leader supremo dell’Isis che avrebbe ripetutamente abusato di loro.
Il fidanzato, Omar Alkhani, un siriano, tornò nel Paese per strapparla dalle mani dei jihadisti dicendo che era sua moglie. Riuscì a vederla – ha raccontato – ma la giovane negò che fosse suo marito per paura di metterlo in pericolo. La ragazza “poteva fuggire”, ha rivelato Foreign Policy, “ma rimase in prigionia per aiutare un’altra occidentale, in cattive condizioni di salute.
Kayla Mueller, originaria dell’Arizona, era andata in Siria con la “Support to Life”, un’organizzazione internazionale umanitaria. Venne rapita mentre lavorava in un ospedale di Medici Senza Frontiere il 4 agosto 2013. L’annuncio della sua morte arrivò il 6 febbraio di quest’anno, alcuni giorni dopo i genitori pubblicarono l’ultima lettera ricevuta: “Mi ricordo quando mamma mi diceva sempre che alla fine, l’unica cosa che abbiamo davvero è Dio. Sono arrivata a un punto in quest’esperienza in cui, in ogni senso del termine, mi sono arresa al nostro creatore perché letteralmente non c’era nessun altro. E grazie a Dio e alle vostre preghiere, sono stata teneramente cullata in una caduta libera, mi è stata mostrata la luce nell’oscurità e ho imparato che in ogni prigione si può essere liberi”.