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Scuola, fatto molto ma non basta: cosa serve nel 2024

Come vado dicendo da tempo, la scuola è al centro di una grande attenzione da parte del Governo, delle Istituzioni locali e nazionali, in generale di tutta la società. Stiamo, infatti, solcando l’onda lunga del Covid che, pur nella drammaticità degli eventi, ha alzato il velo su una situazione di reale emergenza che, peraltro, andavo denunciando in tempi non sospetti. Nemo propheta in patria. Gli effetti della pandemia, inoltre, si stanno facendo sentire anche nella società: l’isolamento, l’abbandono scolastico, la mancanza di mezzi culturali hanno innescato una spirale di violenza che ha per protagonisti giovani e giovanissimi.

Davanti al proliferare di simili episodi il Governo – e in particolar modo il ministro Valditara – ha pensato, quindi, di introdurre una serie di misure volte a richiamare gli studenti alle loro responsabilità di futuri cittadini, a renderli consapevoli delle loro scelte nell’ambito dell’orientamento e, parimenti, a ridare dignità al lavoro e alla figura dei docenti, troppo spesso vittime della violenza dei loro stessi studenti. Cito, quasi in una sorta di bilancio non certamente esaustivo, solo i provvedimenti più significativi adottati nell’arco del 2023:

  •  con l’emendamento, presentato alla Camera, al decreto legge 75/23 (cosiddetto PA bis) convertito in legge, i docenti che hanno svolto almeno tre anni di insegnamento negli ultimi cinque anni in una scuola paritaria avranno la possibilità di ottenere l’abilitazione con la metà dei crediti formativi universitari (CFU) normalmente richiesti, ovvero 30 anziché 60. Un passo avanti per circa 15mila docenti che, fino ad ora, vivevano in uno stato di incertezza professionale. Il provvedimento ha offerto alle scuole paritarie l’opportunità di mantenere i loro requisiti per la parificazione, contribuendo in tal modo a garantire un’offerta didattica di qualità e alla pari con le scuole statali;
  • il Decreto di cui sopra ha introdotto novità in merito all’IRC. È stata rivista la ripartizione nelle procedure concorsuali per i docenti di religione cattolica, destinando il 30% dei posti vacanti e disponibili alla procedura ordinaria e il 70% alla procedura straordinaria;
  • ancora, come annunciato e previsto dai decreti emanati a fine anno 22/23, durante l’estate sono partiti i corsi di formazione per le figure del docente tutor e del docente orientatore. Si tratta di due figure previste e volute dal Ministro per rendere più efficace il percorso di orientamento al termine della Scuola Secondaria di 2° grado. È volontà, infatti, del Ministro che la scuola sia in grado di formare i giovani a vivere consapevolmente all’interno della nostra società e di intercettarne i bisogni per costruire il proprio percorso lavorativo. Ecco il motivo della grande attenzione riservata all’istruzione tecnica e professionale;
  • con decreto n. 182 del 14 Settembre 2023 è stato istituito il Tavolo delle scuole paritarie e le conferenze Usmi e Cism ne fanno parte;
  • i fondi PON e PNRR sono stati stanziati anche per le scuole paritarie con conseguente pubblicazione dei bandi e delle Istruzioni operative;
  • da ultimo, ma non certo per importanza, non possiamo non citare l’Agenda Sud, con il Piano Scuola per la prossima estate, ossia il piano pensato dal Ministero per potenziare il servizio delle scuole nel nostro SUD, territorio ad alto rischio di dispersione scolastica (con inevitabili ricadute sulla tenuta sociale) e con risultati di apprendimento assai distanti dagli standard europei.

E, mentre l’anno si avvia velocemente verso la sua conclusione, non posso non fare riferimento alla Legge di bilancio. Attualmente essa prevede lo stanziamento di 110 milioni per la disabilità e di 50 milioni da destinare alla scuola dell’infanzia paritaria. È innegabile che si tratti di stanziamenti importanti sed res non sufficit. Occorre, nella maniera più assoluta, un’ulteriore azione di supporto alle famiglie per far sì che le scuole paritarie che già vivono grandi difficoltà economiche (il bilancio, sempre lì si ritorna, va fatto quadrare) non gettino la spugna e chiudano definitivamente i battenti.

Va ricordato che, senza questo ulteriore intervento statale (pienamente legittimo in quanto destinato a sostenere un servizio autenticamente pubblico), lo Stato italiano dovrà prevedere lo stanziamento di 5,6 miliardi di euro per assorbire nella scuola statale gli 800 mila studenti delle scuole paritarie che, nel frattempo, avranno chiuso. Chiediamo, dunque, lo stanziamento di 500 milioni, uno stanziamento che guarda al futuro dei nostri giovani, un futuro che passa, giocoforza, dalla loro formazione, in una scuola libera ed autonoma.

Ecco, dunque, perché, nella luce del Natale, desidero porre il desiderio che sia riconosciuta a tutti i genitori, in Italia e nel mondo, la libertà di scelta educativa, perché possano scegliere la scuola per i loro figli, perché possano collaborare alla realizzazione del progetto educativo che hanno scelto per loro. Solo questa garanzia può dare nuovo impulso per realizzare una scuola nuova, capace di intercettare i bisogni e le urgenze della realtà e di trovarvi un rimedio.

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