In Italia, oggi, il numero dei contagi registrati è pari a 25.271. Gli attualmente positivi sono 573.334. Il numero delle vittime è in totale 41.750 (356 in più rispetto a ieri). I casi totali sono 960.373. Il totale dei dimessi guariti è 345.530. I ricoverati in terapia intensiva sono 2.849. Le persone in isolamento domiciliare sono 542.849. I pazienti ricoverati con sintomi ammontano a 27.636. Il totale dei casi testati è pari a 10.635.747. I tamponi effettuati oggi sono 147.725, per un totale di 17.522.7438.
La situazione regionale
La regione in testa alla classifica per maggior numero di positivi registrati è la Lombardia con 4.777 casi. Seguono la Campania 3.120 il Piemonte 2.876, il Veneto 2.223, la Toscana 2.244. il Lazio 2.153 Il Molise registra 98 casi.
In Terris sulla situazione covid-19 ha intervistato Professor Gian Piero Perna, Primario di Cardiologia-Utic dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Ospedali Riuniti” di Ancona.
Alla luce dei dati relativi ai contagi, ritiene che le nuove restrizioni siano sufficienti a contenere il contagio?
“ Penso che sicuramente possano dare una mano. In questo momento è necessario mettere in atto tutte le restrizioni possibili senza sacrificare le attività produttive e le normali attività sanitarie. La cosa che non dobbiamo dimenticare è che i pazienti continuano ad ammalarsi anche di molte altre patologie. Non possiamo permetterci il lusso di continuare a trascurarle, come in parte è stato fatto durante la prima ondata.”
Questa nuova situazione di emergenza come sta impattando sul personale sanitario?
“Sta impattando in maniera piuttosto importante, perché ovviamente è necessario organizzarsi velocemente per affrontare sia l’emergenza della diffusione del virus, sia le normali attività. Ovviamente, tutto questo senza che ci sia stata nessuna soluzione di discontinuità tra la prima e la seconda ondata. Dal punto di vista della funzione dei riposi necessari e dello stress lavorativo, credo che la situazione non sia proprio bellissima. Soprattutto in questo momento, abbiamo grosse difficoltà perché proprio per la voglia di non tralasciare le attività normali, ci troviamo ad affrontare anche l’emergenza con lo stesso personale sostanzialmente che c’era prima”.