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I diritti umani non sono ancora universali: “Contraccolpi devastanti”

"Sono passati 76 anni ma da dobbiamo constatare quanto ancora oggi sia contrastato il cammino verso la piena affermazione dei valori-guida dell'Onu", avvertono i promotori del premio De Santis

I diritti umani sono ancora calpestati in molti paesi. Sono passati 76 anni dalla Dichiarazione dei Diritti Umani. Ma dobbiamo constatare quanto ancora oggi sia contrastato il cammino verso la piena affermazione dei valori affermati da quella Carta, nonostante le molte conquiste raggiunte. In troppe aree del mondo si assiste a una preoccupante recrudescenza di pratiche autoritarie che minano i diritti umani, la libertà di espressione e l’uguaglianza di genere”, sottolinea la ministra per le Riforme. Maria Elisabetta Alberti Casellati è intervenuta in occasione della terza edizione del “Premio De Sanctis per i Diritti Umani”. nell’aula magna della Corte di Cassazione. Il riconoscimento istituito dalla Fondazione De Sanctis ha l’obiettivo di individuare e premiare, nell’ambito della letteratura e delle attività promosse dalla Fondazione, coloro che si sono distinti per il loro impegno nella difesa dei diritti umani.

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Il ministro Maria Elisabetta Alberti Casellati (© Quirinale)

Diritti da conquistare

Il premio rappresenta un’occasione per celebrare l’importanza di chi con le proprie opere e il proprio lavoro contribuisce attivamente alla tutela dei diritti fondamentali e alla promozione dei valori universali. Per l’anno 2024 i premi sono andati suor Simona Biondin, ad Alessandra Kustermann, a Maria Grazia  Cutuli e Philippe Sands. L’impegno per rendere universali i diritti umani è ancora lunga. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1948 adottò la Dichiarazione universale dei diritti umani, il primo documento giuridico a stabilire che i diritti umani fondamentali devono essere protetti universalmente. Secondo l’Onu i diritti universali appartengono a tutti, indipendentemente dalla nazionalità, dal sesso, dall’origine nazionale o etnica, dal colore della pelle, dalla religione, dalla lingua o da qualsiasi altro status.

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Foto di Salya T su Unsplash

Diritti negati

“Per i diritti delle donne, in particolare, i contraccolpi sono devastanti. Penso alle donne e alle ragazze che in Afghanistan sono state praticamente cancellate dalla vita pubblica dai talebani. Penso all’Iran, dove le proteste di ‘Donna, Vita, Libertà’ contro l’usanza del velo sono state brutalmente represse. Penso alle migliaia di donne che ogni anno, nel Congo, sono vittime di stupri di guerra”, aggiunge il ministro delle Riforme. E prosegue: “Penso alla tratta degli esseri umani, fenomeno di proporzioni globali – al primo posto tra i crimini internazionali più diffusi – che continua a sfruttare donne e ragazze, riducendole a schiavitù moderna. Penso a pratiche barbare come l’infibulazione, che ancora oggi milioni di bambine e giovani donne sono costrette a subire e che causa loro traumi fisici e psicologici profondi. Sono tutti esempi di ingiustizie sistemiche, alimentate da violenza, sfruttamento, repressione sociale”. Suor Simona Biondin da vent’anni si dedica al Salotto Fiorito, una fondazione di terzo settore di Rivoli in parte laica e in parte cattolica, composta da membri della diocesi torinese e del comune.

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Foto di Fabio Fistarol su Unsplash

Sos giovani

Per evitare la dispersione scolastica alcune mattine andiamo a tirare giù dal letto i ragazzi che non si presentano a scuola – racconta la religiosa a La Stampa -. Adesso il nostro metodo è stato esportato anche in Campania. Per me, la fondazione è la mia vita. Mi sono fatta suora per darmi alle realtà più complicate. Il mio impegno è accompagnare le persone verso un forte senso della legalità, che siano adolescenti o adulti in condizioni difficili. Siamo impegnati nella formazione e nel servizio al lavoro. Ogni anno abbiamo più di mille allievi, tra adolescenti e adulti. I disoccupati che si appoggiano a noi sono ancora di più, arrivando anche a duemila. Abbiamo un centro di formazione professionale per parrucchieri, estetisti, panettieri e pasticceri. Da un lato acquisiscono competenze di base, come si fa anche nelle altre scuole superiori. A questo si aggiunge lo studio di competenze teoriche sulla professione, che fanno la differenza. Siamo aperti a tutti. Cerchiamo di aiutare i giovani ad arrivare dove non pensano di farcela. Spesso gli studenti si iscrivono come panettieri credendo di non poter fare altro. Ma poi studiando e approfondendo anche la teoria, scoprono di avere più possibilità”. La priorità è contrastare l’abbandono scolastico: “I ragazzi devono capire che la scuola è un luogo amico. Ma il problema è che spesso sono le famiglie a pensare che studiare non sia una priorità. È soprattutto questo il fronte che combattiamo”.

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Foto di Sandy Millar su Unsplash

Emergenza famiglie

L’emergenza, secondo suor Biondini, è lo scollamento delle famiglie: “C’è una scarsa fiducia nei confronti delle istituzioni e spesso gli adulti di oggi sono un po’ superficiali. Le persone però vanno educate, prendendo il meglio da ciò che ognuno può dare. Ci occupiamo anche di reinserimento nel mondo del lavoro. Abbiamo una rete di 6 mila aziende piemontesi da Torino fino a Susa. Facciamo simulazioni di colloquio e poi facciamo un accompagnamento di tenuta del lavoro. Sono arrivata in Piemonte da suora per insegnare inglese al Salotto Fiorito. Ho capito l’importanza di quel posto e non me ne sono più andata. È l’esperienza più grande della mia vita”.

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