L’Europa è depressa. Ai vertici della classifica delle malattie più diffuse, con 33 milioni di casi nel Vecchio Continente, c’è la depressione. Eppure solo un paziente su tre si cura, e la metà lo fa in modo inappropriato. A lanciare l’allarme sono gli psichiatri che, in occasione di un incontro a Milano, annunciano l’arrivo di una terapia innovativa “multimodale”. Una novità importante, rilevano gli specialisti, poiché la nuova molecola (vortioxetina) agisce simultaneamente con due diversi meccanismi d’azione: a vantaggio di un miglioramento dello stato emotivo affettivo ed anche delle funzioni cognitive del paziente.
I numeri, avvertono gli psichiatri, sono allarmanti: la depressione raggiungerà entro il 2030, secondo le stime dell’Oms, il primo posto fra le patologie croniche. E le stime sono pesanti anche in termini di costi economico-sanitari: 800 miliardi di dollari annui, per assistenza terapeutica, e mediamente 21 giorni di lavoro all’anno persi per un lavoratore europeo depresso su dieci. Tuttavia, solo un paziente su tre si cura, iniziando comunque le terapie con un grave ritardo sulla comparsa della sintomatologia, ed ancora meno si seguono cure ad hoc idonee a ridurre le manifestazioni della malattia e soprattutto a garantire una salvaguardia della sfera affettiva e cognitiva. Sono infatti questi i due punti chiave che accrescono il timore del paziente quando si sottopone ad una cura per la depressione. Oggi la nuova terapia, a breve disponibile anche in Italia, garantisce appunto questa duplice protezione.
Per combattere la depressione in maniera efficace, afferma Claudio Mencacci, direttore Dipartimento di Neuroscienze dell’ASST Fatebenefratelli Sacco di Milano, “occorre innanzitutto accorciare i tempi di diagnosi, oggi ancora molto dilatati. Un ritardo implicabile alla mancata presa di coscienza della sintomatologia. Infatti oltre ad apatia e perdita di interesse verso i piaceri della vita, non vanno sottovalutati gli aspetti cognitivi. Questi non vanno intesi soltanto come riduzione della concentrazione, attenzione e memoria di lavoro, ma riguardano anche il procrastinare una decisione o l’incapacità di attuare strategie di problem solving”.
E’ inoltre sui pazienti a medio-alto rischio che va posta la maggiore attenzione e uno stretto monitoraggio: “Per questi – sottolinea Mencacci – potrebbe essere particolarmente indicata questa nuova terapia. In particolare, sono numerose le evidenze cliniche che questa molecola vanta in termini di efficacia e tollerabilità generale ed in particolare sulla sfera sessuale e sull’aumento del peso corporeo, dove purtroppo altre terapie antidepressive oggi hanno un impatto negativo”.
“La peculiarità della molecola – rileva Giovanni Biggio, professore emerito di neuropsicofarmacologia all’Università degli Studi di Cagliari e Past President della Società Italiana di neuropsicofarmacologia – risiede quindi nella sua capacità di modulare in modo selettivo indiretto la funzione delle sinapsi, ovvero le connessioni neuronali che si attuano nel nostro cervello a livello soprattutto della corteccia cerebrale e dell’ippocampo, che si traduce in un miglioramento del processo cognitivo, in particolar modo dell’apprendimento, ma anche nel segnale di partecipazione alla vita”.