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D’angelo: “La cultura della cura fa da ponte fra le Settimane Sociali”

L'intervista di Interris.it al dott. Tommaso D'Angelo, giovane docente di religione e animatore di comunità, sul significato della Settimana Sociale

Partecipazione, pace, lavoro, diritti, migrazioni, ecologia integrale, economia in grado di mettere al centro le persone e la natura sono i temi che faranno guida all’appuntamento, promosso dalla Cei, in occasione della 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, in programma a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024. Nelle scorse settimane, per aiutare a riflettere e a individuare nuove idee questi temi e contribuire al Cammino sinodale, è stato predisposto un apposito documento preparatorio intitolato “Al cuore della democrazia”. Interris.it, in merito a questo tema e ai punti di continuità tra la Settimana Sociale di Taranto e quella che si terrà a Trieste, ha intervistato il dott. Tommaso D’Angelo, giovane docente di religione originario di Como, animatore di comunità delle Acli Provinciali di Latina e membro del “Tavolo regionale della rete della protezione e dell’inclusione sociale” istituito presso la Regione Lazio.

Il dott. Tommaso D’Angelo (© Christian Cabello)

L’intervista

Qual è, secondo lei, il filo rosso che unisce la Settimana Sociale di Taranto con quella che si terrà a Trieste?

“Nella Settimana Sociale di Taranto, di cui ho avuto esperienza personale, si sono trattati i temi della sostenibilità legati alla salute, al lavoro ed alla correlazione stretta con il contesto ambientale in cui sono situati. Questo tema sta a cuore ai giovani perché riguarda il futuro, il mondo in cui viviamo oggi e in cui vorremo vivere in futuro. Le giovani generazioni si sono fatte trovare pronte in merito a questi argomenti, attraverso la manifestazione, la partecipazione nella società, ma anche con il volontariato. Spesso sono stati i primi educatori a portare tali temi all’interno della società. La settimana sociale di Taranto ha preso spunto da quello che, a mio parere, è due documenti fondamentali che la Chiesa ci propone per vivere il tempo in cui stiamo vivendo, ovvero le encicliche ‘Laudato sì’ e ‘Fratelli tutti’. Le stesse intendono aprire due grandi cantieri, il primo legato al pensare il contesto in cui viviamo come Creato e Casa comune. Creato significa che c’è un dono che ci anticipa e Casa comune indica che, il luogo in cui viviamo, è sempre legato alle persone che lo vivono con noi. Questo doppio legame è presente anche all’interno della ‘Fratelli tutti’ in cui, in concetto fondamentale è quello di ritenersi famiglia umana e, di conseguenza, il vivere insieme i luoghi e soprattutto riconoscere gli altri come fratelli. La parola relazione è una parola neutra, deve essere declinata in maniera positiva. La proposta emersa dall’esperienza di Taranto era quella di tenere insieme il legame tra lavoro e salute, poiché il lavoro è il modo con cui trasformiamo il mondo che ci circonda e la società ma, allo stesso tempo, siamo profondamente legati al contesto da cui proveniamo e bisogna prendersene cura. La cultura della cura, a mio parere, fa da ponte tra la Settimana Sociale di Taranto e quella di Trieste del 2024 perché il prendersi cura del prossimo, può costruire una società in cui l’atro si senta accolto e possa partecipare al progresso comune”.

Viviamo in un’epoca in cui stanno emergendo nuove fragilità. In che modo, sulla base delle encicliche di Papa Francesco, i giovani possono prendersene cura insieme alla Casa comune dal punto di vista sociale e ambientale?

“I giovani, com’è stato chiesto loro alla GMG, devono essere protagonisti di questo tempo. Sicuramente vivono in un tempo di crisi, com’è stato più volte sottolineato da Papa Francesco e dalle encicliche ‘Laudato sì’ e ‘Fratelli tutti’. Quest’epoca di crisi in cui le giovani generazioni sono immerse comporta, da una parte, l’acquisizione di maggior consapevolezza al fine di avere gli strumenti per leggere questo tempo. D’altra parte, come ha chiesto il Papa alla GMG, devono essere protagonisti del loro tempo, affrontando le crisi e le nuove fragilità perché, attraverso nuovi stili e capacità, si possa uscire insieme dalle crisi. Se i giovani riusciranno a esprimere le loro capacità e i loro desideri mettendoli in comune, sia per vivere nella Casa comune che per partecipare a una società migliore, ci potrà essere una via d’uscita positiva alle crisi che stiamo vivendo”.

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