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Lo spreco alimentare è cultura dello scarto: ecco come combatterlo

Non sono solo i sentimenti umani a escludere il prossimo. Lo spreco delle risorse alimentari chiama alla responsabilità ogni cittadino e ogni istituzione

La pandemia da Covid-19 ha indelebilmente segnato le vite di tutti noi in questo anno che volge al termine attraverso un elevato numero di vittime e le sofferenze sociali innescate dalla crisi economica scaturita dallo stesso che ha contribuito ad aumentare le disuguaglianze tra chi ha troppo e chi ha troppo poco evidenziando in maniera più accentuata le disparità e le disuguaglianze che denotano maggiormente la nostra epoca a discapito dei più deboli ed evidenziando talvolta quella che Papa Francesco definisce la cultura dello scarto che mette in pericolo il destino dell’umanità intera.

Una forma di speculazione

Tanto premesso, nel corso degli anni, il Pontefice ha evidenziato con lungimiranza che lo spreco alimentare è uno dei simboli più preoccupanti di quella che viene definita cultura dello scarto in quanto contribuisce a dividere nettamente l’umanità tra chi può permettersi il cibo e chi no generando, nel contempo, da parte dei Paesi più ricchi una forma di speculazione sulle risorse alimentari che si basa esclusivamente sulle potenzialità di consumo e non sulle esigenze alimentari delle persone.

L’antidoto alla cultura dello scarto

In seconda istanza, alla luce di quanto precedentemente esemplificato, è fondamentale ricordare che la pandemia da Covid-19 ha acuito la preesistente situazione di difficoltà ed ha contestualmente incrementato la domanda di aiuti alimentari che, nel corso del 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, di oltre 150 mila domande con una crescita media del 40% e picchi di oltre il 70% verificatesi nel Sud Italia.

Successivamente, in ossequio quanto precedentemente detto, è imprescindibile che, alla luce del difficile periodo storico che stiamo vivendo, sulla scorta dell’enciclica Fratelli Tutti di Papa Francesco ognuno di noi e soprattutto i leader dei Paesi maggiormente progrediti dal punto di vista economico, attuino politiche che permettano di ridurre lo spreco alimentare. E, nel contempo, facciano maturare la consapevolezza di essere una comunità mondiale dove nessuno si salva da solo ma ci si può salvare unicamente insieme.

Servono comportamenti virtuosi

In ultima istanza, in quest’anno appena passato, al fine di creare una società migliore e maggiormente inclusiva che sappia neutralizzare la cultura dello scarto, è propedeutico conferire maggiore attuazione attraverso quotidiani comportamenti virtuosi. Con i quali permettere un eguale accesso alle risorse alimentari del Pianeta e nel contempo una piena realizzazione del fulgido pensiero formulato da Papa Francesco nella sopracitata enciclica: “Quando parliamo di avere cura della casa comune che è il pianeta, ci appelliamo a quel minimo di coscienza universale e di preoccupazione per la cura reciproca che ancora può rimanere nelle persone.

Infatti, se qualcuno possiede acqua in avanzo, e tuttavia la conserva pensando all’umanità, è perché ha raggiunto un livello morale che gli permette di andare oltre sé stesso e il proprio gruppo di appartenenza. Ciò è meravigliosamente umano! Questo stesso atteggiamento è quello che si richiede per riconoscere i diritti di ogni essere umano, benché sia nato al di là delle proprie frontiere”.

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