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Per un lavoratore in somministrazione su 5 contratto a tempo indeterminato

Il dato riguarda l'ultimo trimestre del 2021 ed emerge da uno studio presentato al convegno "La somministrazione di lavoro a 25 anni dal 'Pacchetto Treu'"

Un lavoratore in somministrazione su cinque, nell’ultimo trimestre del 2021, aveva all’attivo un contratto a tempo indeterminato. Il dato emerge dall’analisi dell’Università di Roma Tre presentata al convegno “La somministrazione di lavoro a 25 anni dal ‘Pacchetto Treu'”, organizzato in collaborazione con Assolavoro, alla presenza tra gli altri dello stesso presidente del Cnel. “Questa creatura è cresciuta molto del tempo arricchendosi anche di funzioni istituzionali. Ha dimostrato di essere un’istituzione resistente, in cui i lavoratori presi in carico in realtà sono molto più stabili dei lavori sul mercato“, ha affermato l’ex ministro del Lavoro.

I dati

Oltre un quinto dei lavoratori in somministrazione (22,1%) aveva all’attivo almeno un contratto a tempo indeterminato, secondo lo studio. A un anno dall’ingresso nel mondo del lavoro, il 9% dei lavoratori che hanno avuto solo contratti diretti con le aziende ottiene un contratto a tempo indeterminato, contro il 7,2% di coloro passati per la somministrazione. Dopo quattro anni, però, le probabilità per chi ha intrapreso un percorso in somministrazione si alzano (42,7%) rispetto a chi ha avuto unicamente contratti diretti (33%). “Appare chiaro come, nel tempo, il lavoro in somministrazione sia fortemente cambiato, passando dall’essere quasi esclusivamente di tipo temporaneo all’essere anche strumento di stabilità occupazionale attraverso contratti a tempo indeterminato”, spiega lo studio. Alla conferenza sono intervenuti, tra gli altri, il presidente del Cnel Tiziano Treu, il direttore Generale di Assolavoro Agostino Di Maio, la segretaria confederale Cgil Tania Scacchetti, il segretario confederale Cisl Giulio Romani e la segreteria confederale Uil Ivana Veronese.

La crescita

Secondo lo studio, le probabilità dopo una cessazione di ottenere un contratto a tempo indeterminato per lavoratori passati per la somministrazione è complessivamente del 72%: nel 40,5% il contratto successivo è similare, e nel 31,5% è stabile ma alle dirette dipendenze. Quanto ai tempi di rientro a breve termine dopo la cessazione, in somministrazione entro 30 giorni nel 76,4% il lavoratore sottoscrive un nuovo contratto di lavoro; 46,7% per cessazioni di contratto alle dirette dipendenze. “Questa creatura è cresciuta molto del tempo arricchendosi anche di funzioni istituzionali. Ha dimostrato di essere un’istituzione resistente, in cui i lavoratori presi in carico in realtà sono molto più stabili dei lavori sul mercato”, ha affermato Treu. Per il direttore Generale di Assolavoro Di Maio, “il mercato del lavoro è sempre più transizionale e quindi questo Paese si deve dotare di una rete di servizi che possa assistere le persone in questo percorso”.

La quota dei qualificati

Aumenta la percentuale dei lavoratori in somministrazione qualificati. Se nel 2010 quasi la metà aveva un livello d’istruzione basso (48,4%), la quota si è progressivamente ridotta nel tempo a fronte di un forte aumento di quella di lavoratori in possesso di un diploma, cresciuta in poco più di dieci anni di oltre 15 punti percentuali, e laureati (+ oltre 2 punti percentuali). Nel 2021 il 56,7% somministrazione aveva al più un livello d’istruzione medio, il 30,1% uno basso, mentre il 13,2% era laureato. La maggior parte dei lavoratori in somministrazione sono giovani: il 54,1% nel 2021 aveva tra i 15 e i 34 anni. Costante (20%) la quota 15-24, mentre si riduce quella 25-34 (34,2%) e 35-44 (21,6%). Cresciute le fasce dei più anziani, 45-54 e 55-74 anni. L’analisi si focalizza sulla “persistenza lavorativa” della quota 15-24 anni che si affaccia per la prima volta al mercato del lavoro: il 69,1% di coloro entrati con contratto a tempo indeterminato dopo un anno sono occupati; il 49,4% per i contratti a termine. Dopo 4 anni, per gli indeterminati si scende al 39,7%, 29,9% per i determinati. Dopo l’ingresso con un contratto a termine, il gruppo che ha avuto anche esperienze in somministrazione mostra maggior persistenza nel mercato del lavoro (51,9% dopo un anno). “I dati danno una fotografia approfondita del fenomeno della somministrazione, emerge un contributo rilevantissimo per la partecipazione al mercato del lavoro in particolare modo per i giovani”, ha spiegato Silvia Ciucciovino, ordinaria di Diritto del Lavoro e coordinatrice della laurea magistrale ‘Lavoro e Welfare’, Università Roma Tre.

Fonte Ansa

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