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Sant’Agostino, dottore della Chiesa: quanti libri ci ha lasciato in eredità

Sant’Agostino, Vescovo e dottore della Chiesa Tagaste (Algeria), 13/11/354 – Ippona (Algeria), 28/08/430. La madre, santa Monica, è cristiana; il padre, il decurione Patrizio è pagano e compie grandi sacrifici per permettere al figlio di raggiungere un’istruzione eccellente.

Avvenimenti

Abbraccia le teorie manichee e insegna grammatica e retorica prima a Cartagine, poi a Roma e infine a Milano, dove incontra sant’Ambrogio, che lo converte al cristianesimo.

La sua conversione è sostenuta anche dalle intense preghiere, durate circa vent’anni, della madre Monica, che riesce anche a convincerlo a lasciare la donna con la quale convive da quattordici anni e che gli ha dato un figlio: Adeodato.

Riceve il Battesimo nel 387 insieme al suo amico Alipio e al figlio Adeodato durante la vigilia di Pasqua.

• Dona tutto il ricavato dei suoi beni ai poveri e si ritira alla periferia di Tagaste: vi fonda un cenobio dove, con gli amici, cerca di vivere il Vangelo nella sua radicalità.

È ordinato sacerdote a Tagaste e, dopo cinque anni, è nominato vescovo di Ippona: lo rimane per trentaquattro anni.

Vive in comunità con il suo clero, seguendo una Regola monastica che poi prenderà il suo nome. Provvede personalmente non solo ai bisogni spirituali (celebra la Messa, predica nei giorni festivi e prepara i catecumeni al Battesimo), ma anche a quelli materiali della Chiesa: assiste i poveri e amministra la giustizia (solo negli affari civili).

Dinanzi alla grandezza della sua figura, della sua santità e dei suoi scritti, si rimane non solo sbalorditi, ma quasi sgomenti.

Scrive ben 132 libri, ripartiti in 93 opere, più i sermoni e numerose lettere. Le due opere più famose, considerate classici della letteratura di tutti i tempi, sono: le Confessioni, in cui parla della sua vita fino alla conversione (in quest’opera, scrive Bargellini, si rivelò un altissimo teologo, geniale filosofo, profondissimo moralista, potente apologista, irresistibile polemista) e La Città di Dio, suggerita dalla conquista di Roma da parte del goto Alarico.

• Grande polemista, dedica parte della sua vita a lottare contro le eresie.

• A lui si deve la prima sintesi tra fede e filosofia: dimostra come sia possibile una buona armonia tra «la città celeste e quella terrestre.

E’ uno dei quattro Padri della Chiesa occidentale insieme ad Ambrogio, Girolamo e Gregorio Magno.

Gli viene attribuita la fondazione degli Eremitani e Canonici Regolari di sant’Agostino. Adottano la sua Regola i Serviti, i Trinitari, i Mercedari, le Brigidine e altre Congregazioni religiose.

Aneddoti

• Quando la madre Monica, prima della conversione di Agostino, comincia a disperare di salvarlo dal peccato e dall’eresia, il vescovo di Tagaste la conforta con queste parole: «Il figlio di queste lacrime non si può perdere».

Decide di convertirsi in un giardino dove, per un misterioso impulso, apre il libro delle lettere di san Paolo e legge quella ai Romani, dove è scritto: «La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non lasciatevi prendere dai desideri della carne». (Rm 13,12-14)

• Mentre camminando lungo la spiaggia cerca di penetrare il mistero della Trinità, si rende conto dell’impossibilità di farlo, vedendo un bambino che con un secchiello tenta di vuotare tutto il mare in una buca fatta nella sabbia.

• Utilizza la sua grande arte oratoria per raccogliere viveri, indumenti e denaro per i poveri.

• Fa scolpire sulle pareti della sala da pranzo questi versi: “Lungi di qui i maldicenti, la cui lingua colpevole dilania l’onore degli assenti. A questa mensa non sono permessi che discorsi innocenti”.

Scrive giorno e notte: finito un libro, ne inizia subito un altro. Anche oggi per uno scrittore molto prolifico si usa dire: «Scrive più di sant’Agostino». Detta le sue opere a uno o più segretari e, a volte, ne detta anche due insieme.

Personalità

Un biografo l’ha definito: «Mente di aquila, carattere da leone e ostinatezza da mulo. È generoso, tollerante e ha una grande capacità di perdono. Ha uno spiccato dell’umorismo.

Spiritualità

Dopo la Sacra Scrittura è l’autore più citato, commentato e letto per la grandezza della dottrina e della vita spirituale. Si dedica allo studio delle Sacre Scritture: cercando di conoscere il mistero di Dio. Difende la fede cattolica da tutte le eresie del suo tempo. Nella predicazione, si sforza di diffondere il messaggio evangelico nella sua radicalità e lotta contro ogni tentativo riduttivo del messaggio cristiano. E’ un grande direttore di anime. Immane carità verso i poveri e bisognosi. Spirito di semplicità e di povertà. E’ un esempio di profonda umiltà: «lo sono niente», si professa. La sua spiritualità chiamata “agostiniana”, basata sull’amore, diventa punto di riferimento per molte Congregazioni religiose.

Morte

Muore durante il terzo mese dell’assedio di Ippona da parte dei Vandali, molto prostrato dal dolore per quello che sta avvenendo (torture, eccidi, distruzioni, atti sacrileghi) e anche da una forte e persistente febbre. II suo unico conforto è la continua preghiera. Entra alla gloria del Signore nella notte tra il 28 e il 29 agosto 430, mentre tiene fisso lo sguardo sui salmi penitenziali che si è fatto scrivere su grandi fogli di pergamena e appesi nella parete di fronte al letto. L’assistono i vescovi delle città vicine, che si sono rifugiati a Ippona, ben fortificata. Viene seppellito nella cattedrale; successivamente il corpo è portato prima in Sardegna e poi a Pavia, a San Pietro a Ciel d’Oro, dove tuttora riposa.

Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi

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