La Chiesa guarda, alla luce della teologia della creazione, al pianeta anzitutto come “casa comune” di tutti gli uomini. Si tratta di una casa che purtroppo è profondamente danneggiata dal punto di vista ecologico, ma prima di tutto dal punto di vista antropologico ed etico. Francesco richiama lo stupore del Natale: non un miscuglio di affetti sdolcinati e di conforti mondani, ma l’inaudita tenerezza di Dio che salva il mondo incarnandosi. Guardiamo il Bambino, guardiamo la sua mangiatoia, guardiamo il presepe, che gli angeli chiamano “il segno” (Lc 2,12).
Il Papa insegna che è questo il segnale rivelatore del volto di Dio, che è compassione e misericordia, onnipotente sempre e solo nell’amore. Si fa vicino, si fa vicino, tenero e compassionevole, questo è il modo di essere di Dio: vicinanza, compassione, tenerezza. Perché l’amore-carità, ricorda il Pontefice, è realista, ovvero è un amore più grande di quello semplicemente umano, amore comunque aperto all’altro tu, e si impegna a realizzare tutte le condizioni che sono necessarie alla concretizzazione del bene comune, il bene di tutti, specie dei più poveri, tramite responsabilità, solidarietà e partecipazione. Un tale amore, proprio perché strutturato al “tu” – ossia fatto in particolare per il colloquio e l’intimità con il Tu che è Dio Padre – è intrinsecamente orientato in senso fraterno.
Trattandosi di un amore che è aperto a Dio Padre ci consente di riconoscere in Lui l’origine di una paternità comune. Proprio per questo diventa un amore originante fraternità e amicizia sociale. Ci sollecita ad uscire da noi stessi per riconoscere negli altri non solo dei propri simili in umanità, bensì dei fratelli in Cristo, quali figli di Dio nel Figlio. La fraternità, dunque, sboccia, quale prassi morale, dal dinamismo stesso dell’amore. È inscritta nella tensione dell’amore-carità che porta – simultaneamente al riconoscerci figli di uno stesso Padre –, ad una progressiva apertura verso l’altro, fratello o sorella: un’apertura che, come accennato, è intrinseca nello stesso essere umano, creato ad immagine di Dio, come essere strutturalmente sociale, fatto per vivere in un «noi di persone». Detto altrimenti, l’amore-carità consente di riconoscere negli altri fratelli e sorelle. Non solo. Sollecita a far sì che la fraternità di cui siamo impastati e costituiti ontologicamente, per origine divina, non sia solo un semplice dato di fatto, ma divenga prassi etica, essenza del nostro essere morale, della nostra condotta.
Il Santo Natale testimonia che per poter vivere in armonia e in pace, la nostra umanità necessita di un supplemento di fraternità non solo proclamata, ma sperimentata, ossia concretizzata in buone pratiche. La fraternità va coniugata in molti ambiti, a cominciare dalla famiglia domestica per giungere fino alla famiglia dei popoli, avvolta da una fitta rete di comunicazioni e di interconnessioni che rendono certamente più vicini, ma non per questo più fratelli. L’enciclica Fratelli tutti ha dato l’avvio, a quella che potremmo chiamare “operazione fraternità”. Ecco l’amore pieno di verità per l’altro, per i suoi diritti e doveri sulla legge morale naturale. “Dove nasce Dio, nasce la speranza: Lui porta la speranza. Dove nasce Dio, nasce la pace. E dove nasce la pace, non c’è più posto per l’odio e per la guerra”, afferma Jorge Mario Bergoglio.