Uno dei fondatori del movimento, Benny Tai, ha dichiarato al New York Times che proseguire i sit in nelle strade è diventato “ad alto rischio” e ha invitato i manifestanti a trovare forme alternative di disobbedienza civile. Joshua Wong, un diciottenne leader degli studenti, interromperà lo sciopero della fame iniziato 108 ore fa, “ho smesso lo sciopero della fame dietro le forti pressioni del medico” ha comunicato Wong mediante diversi social network.
Un segno protesta volto a fare pressione sul governo di Hong Kong affinchè assicuri meccanismi veramente democratici per l’elezione del capo di governo nel 2017. La Cina ha accettato il principio del suffragio universale ma pretende che i candidati ricevano la conferma preventiva di Pechino.
La protesta sembra aver raggiunto un vicolo cieco: da una parte c’è la popolazione locale, che in grande maggioranza, così dicono i sondaggi, vuole il ritorno alla normalità e le strade libere dai manifestanti; c’è il governo di Pechino che vuole metter fine alle manifestazioni e ristabilire un clima di tranquillità; ed infine c’è il governo locale di Hong Kong, che sebbene indebolito da quanto accaduto, è rimasto fermo sulle proprie posizioni e si dimostra pronto a sgomberare quelli che sono gli ultimi focolai di protesta.
Ieri i tre fondatori del movimento si sono presentati al commissariato di Polizia per consegnarsi alle autorità, fuori ad attenderli non c’era solo un gruppo di manifestanti a loro favore che chiedevano la democrazia, ma c’era anche un altro gruppo che invece chiedeva alla Polizia il loro arresto. Secondo alcuni la rivolta ha raggiunto una fase di disperazione e c’è il pericolo che gli stessi organizzatori non riescano più a controllare tutti i manifestanti. C’è il timore che dalla protesta nascano iniziative di tipo violento indipendenti all’organizzazione stessa.