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CdM: il vero elemento su cui si concentra l’attenzione di tutti

Tra i punti all’ordine del giorno del pre-Cdm di martedì mattina (la riunione del Cdm è fissata per e 10,30), compare anche lo schema di decreto legge recante “misure urgenti per la riapertura dei termini di adesione al Concordato preventivo biennale“. Sul tavolo, inoltre, lo schema di decreto legge sulla “ratifica ed esecuzione dell’accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Moldova in materia di sicurezza sociale, fatto a Roma li 31 ottobre 2024”. E poi, ancora, lo schema del Ddl “integrazione delle attività di interesse pubblico esercitate dall’associazione della Croce rossa italiana e revisione delle disposizioni in materia di corpi dell’associazione della Croce rossa italiana ausiliari delle forze armate”. All’ordine del giorno, anche l’esame definitivo dello schema di dlgs per “attuazione della direttiva Ue del Parlamento europeo e del Consiglio del 10 maggio 2023 relativa allo scambio di informazioni tra le autorità di contrasto degli stati membri”.

Sul tavolo del pre-Cdm, inoltre, l’esame preliminare dello schema di dlgs recante “disposizioni per disciplinare le particolari limitazioni all’esercizio dell’attività di carattere sindacale da parte del personale impiegato in attività operativa, addestrativa, formativa ed esercitativa, anche fuori del territorio nazionale, inquadrato in contingenti o a bordo di unità navali ovvero distaccato individualmente”. Infine, all’ordine del giorno anche l’esame definitivo dello “schema di decreto del Presidente della Repubblica: regolamento concernente la definizione del quadro orario degli insegnamenti degli specifici risultati di apprendimento del percorso liceale del Made in italy, integrativo del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica”. Dunque un’agenda, ricca, con molti temi sul tavolo. Ma il vero elemento sul quale si concentra l’attenzione di tutti riguarda il concordato.

La proroga arriverà attraverso lo strumento del decreto Fiscale collegato alla manovra l’apertura di una nuova finestra di adesione fino al 12 di dicembre. Si tratterebbe, quindi, di un altro mese esatto di tempo a imprese e partite Iva per comprendere e aderire a uno strumento che nella prima tornata, conclusa lo scorso 31 ottobre, ha visto l’adesione di oltre 500mila soggetti tra i cosiddetti soggetti Isa per un gettito stimato – in attesa dei dati definitivi – che è stato quantificato dallo stesso viceministro all’Economia, Maurizio Leo, in 1,3 miliardi di euro. La mossa del governo arriva anche in accoglimento delle richieste dei commercialisti, i quali avevano fatto notare che la versione definitiva del concordato, che comprendeva la possibilità per gli aderenti di accedere a una sanatoria per gli anni dal 2018 al 2022, è arrivata solo nel corso di ottobre. La riapertura dovrebbe riguardare quei contribuenti che hanno presentato la dichiarazione dei redditi entro il 31 ottobre. Una conferma della riapertura del concordato arriva anche dal capogruppo di Forza Italia in commissione Bilancio a Palazzo Madama, Dario Damiani: “Crediamo che sia vicina una soluzione per la riapertura dei termini del concordato. Noi di Forza Italia siamo sempre stati convinti che per ottenere un sistema fiscale equo e giusto per i cittadini sia indispensabile favorire un rapporto collaborativo tra fisco e contribuente, basato su trasparenza e fiducia reciproca”, afferma il senatore in una nota. “Uno strumento come il concordato preventivo biennale va in questa direzione”.

Ieri, intanto, si è chiusa la possibilità di presentare emendamenti alla manovra: sono state raccolte 4.562 proposte di modifica depositate, di cui circa 1.200 sono del M5s, un migliaio anche quelli del Pd, circa 400 da Avs e 128 di Azione. Circa 1.200 anche dalla maggioranza: nel dettaglio, 501 provengono da Forza Italia, 428 dalla Lega, 190 sono di Fratelli d’Italia e 142 vengono da Noi Moderati. Venendo alla legge di bilancio, una delle principali proposte di modifica depositate da Forza Italia in commissione Bilancio alla Camera riguarda la riduzione della seconda aliquota Irpef dal 35 al 33% ed estensione ai redditi fino a 60mila euro. Tra i 501 emendamenti, inoltre, si trova l’eliminazione dell’estensione verso il basso della web tax per mantenerla solo per i “giganti del web” che fatturano almeno 750 milioni di euro all’anno e il rinvio della sugar tax al primo gennaio 2026, anziché al primo luglio 2025.

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