“Volevo dirvi delle cose e le ho scritte ma sono troppo formali”. Con uno dei suoi tipici fuori programma il Papa ha rinunciato a leggere il discorso preparato per l’incontro con i salesiani a Santa Maria Ausiliatrice (Torino) preferendo parlare a braccio. Il testo è stato consegnato al Rettore della Basilica.
Ecco la versione integrale del discorso
Cari fratelli e sorelle,
in questo mio pellegrinaggio dedicato alla venerazione di Gesù crocifisso nel segno della santa Sindone, ho scelto di venire in questo luogo che rappresenta il cuore della vita e dell’opera di san Giovanni Bosco, per celebrare con voi il secondo centenario della sua nascita. Con voi ringrazio il Signore per avere donato alla sua Chiesa questo Santo, che assieme a tanti altri Santi e Sante di questa regione, costituiscono un onore e una benedizione per la Chiesa e la società di Torino e del Piemonte, dell’Italia e del mondo intero, in particolare a motivo della cura avuta verso i giovani poveri ed emarginati. Non si può parlare oggi di Don Bosco senza vederlo circondato da tante persone: la Famiglia salesiana da lui fondata, gli educatori che a lui si ispirano, e naturalmente tanti giovani, ragazzi e ragazze, di tutte le parti della terra che acclamano Don Bosco quale “padre e maestro”. Di Don Bosco si può dire tanto! Ma oggi vorrei rimarcare solo tre lineamenti: la fiducia nella divina Provvidenza; la vocazione a essere prete dei giovani specialmente i più poveri; il servizio leale e operoso alla Chiesa, segnatamente alla persona del Successore di Pietro.
Don Bosco ha svolto la sua missione sacerdotale fino all’ultimo respiro, sostenuto da una incrollabile fiducia in Dio e nel suo amore, per questo ha fatto grandi cose. Questo rapporto di fiducia con il Signore è anche la sostanza della vita consacrata, affinché il servizio al Vangelo e ai fratelli non sia un rimanere prigionieri delle nostre visuali, delle realtà di questo mondo che passano, ma un continuo superare noi stessi, ancorandoci alle realtà eterne e inabissandoci nel Signore, nostra forza e nostra speranza. E questa sarà anche la nostra fecondità. Possiamo oggi interrogarci su questa fecondità, e – mi permetto di dire – sulla tanto “brava” fecondità salesiana. Ne siamo all’altezza?
L’altro aspetto importante della vita di Don Bosco è il servizio ai giovani. Lo realizzò con fermezza e costanza, fra ostacoli e fatiche, con la sensibilità di un cuore generoso. «Non diede passo, non pronunciò parola, non mise mano ad impresa che non avesse di mira la salvezza della gioventù… Realmente non ebbe a cuore altro che le anime» (Costituzioni Salesiane, n. 21). Il carisma di Don Bosco ci porta ad essere educatori dei giovani attuando quella pedagogia della fede che si riassume così: «evangelizzare educando ed educare evangelizzando» (Direttorio Generale per la Catechesi, 147). Evangelizzare i giovani, educare a tempo pieno i giovani, a partire dai più fragili e abbandonati, proponendo uno stile educativo fatto di ragione, religione e amorevolezza, universalmente apprezzato come “sistema preventivo”. Quella mitezza tanto forte di Don Bosco, che certamente aveva imparato da mamma Margherita. Mitezza e tenerezza forte! Vi incoraggio a proseguire con generosità e fiducia le molteplici attività in favore delle nuove generazioni: oratori, centri giovanili, istituti professionali, scuole e collegi. Ma senza dimenticare quelli che Don Bosco chiamava i “ragazzi di strada”: questi hanno tanto bisogno di speranza, di essere formati alla gioia della vita cristiana.
Don Bosco è sempre stato docile e fedele alla Chiesa e al Papa, seguendone i suggerimenti e le indicazioni pastorali. Oggi la Chiesa si rivolge a voi, figli e figlie spirituali di questo grande Santo, e in modo concreto vi invita ad uscire, ad andare sempre di nuovo per trovare i ragazzi e i giovani là dove vivono: nelle periferie delle metropoli, nelle aree di pericolo fisico e morale, nei contesti sociali dove mancano tante cose materiali, ma soprattutto manca l’amore, la comprensione, la tenerezza, la speranza. Andare verso di loro con la traboccante paternità di Don Bosco. L’oratorio di Don Bosco è nato dall’incontro con i ragazzi di strada e per un certo tempo è stato itinerante tra i quartieri di Torino. Possiate annunciare a tutti la misericordia di Gesù, facendo “oratorio” in ogni luogo, specie i più impervi; portando nel cuore lo stile oratoriano di Don Bosco e mirando a orizzonti apostolici sempre più larghi. Dalla solida radice che egli ha posto duecento anni fa nel terreno della Chiesa e della società sono spuntati tanti rami: trenta istituzioni religiose ne vivono il carisma per condividere la missione di portare il Vangelo fino ai confini delle periferie. Il Signore ha poi benedetto questo servizio suscitando tra voi, lungo questi due secoli, una larga schiera di persone che la Chiesa ha proclamato santi e beati. Vi incoraggio a proseguire su questa strada, imitando la fede di quanti vi hanno preceduto.
In questa Basilica, così cara a voi e a tutto il popolo di Dio, invochiamo Maria Ausiliatrice perché benedica ogni membro della Famiglia Salesiana; benedica i genitori e gli educatori che spendono la loro vita per la crescita dei giovani; benedica ogni giovane che si trova nelle opere di Don Bosco, specie quelle dedicate ai più poveri, affinché, grazie alla gioventù bene accolta e educata, sia data alla Chiesa e al mondo la gioia di una nuova umanità.