Nuovo eccidio in Afghanistan, uno dei Paesi che più frequentemente subiscono attentati dinamitardi da parte dei terroristi Talebani, radicati nel sud-est al confine con il Pakistan, e dai ribelli contrari al Presidente Ghani. Almeno 35 persone sono morte e oltre 100 sono rimaste ferite a causa di una (o più) esplosioni deflagrate all’ingresso di una banca nella città di Jalalabad, capitale della provincia di Nangarhar, situata vicino al confine pakistano a 120 km ad est di Kabul. L’attentato è avvenuto di prima mattina quando decine di persone, tra le quali anche funzionari pubblici, si trovavano di fronte all’ingresso della Kabul Bank, per ritirare il proprio stipendio.
Secondo il capo della polizia locale, Fazel Ashmad Sherzad, è possibile che ci sia stata una seconda esplosione quando sul posto sono arrivati i soccorsi. Non è chiara neppure la dinamica: se a esplodere sia stato un kamikaze imbottito di esplosivo o un’auto-bomba, ma l’ipotesi più accreditata è che l’esplosivo fosse stato collocato all’interno di un risciò a motore. Un terzo attacco è avvenuto fuori da una moschea ma non ha provocato vittime. Il ministero dell’Interno afghano ha aggiunto che altre due bombe sono state disinnescate nella stessa zona.
L’attentato è stato rivendicato a distanza di ore da un comunicato attribuito allo Stato Islamico (Isis) in cui si dice che il kamikaze, di nome Abu Mohammad, “è uno dei nostri”. Le autorità afghane stanno cercando una conferma dell’autenticità della rivendicazione. I talebani – poco dopo la deflagrazione – avevano prontamente negato qualsiasi responsabilità. In un tweet, il portavoce degli insorti non solo aveva smentito la paternità dell’atto, ma lo aveva anche condannato. La stessa filiale della Kabul Bank era già stata al centro di un altro attentato nel 2011.