Sono circa 170.000 le persone che hanno depositato le proprie Dichiarazioni Anticipate di Trattamento (Dat) nei Comuni italiani, ovvero lo ha fatto un cittadino ogni 355 abitanti. In Terris ha sottoposto questo dato all' avvocato esperto di diritto di famiglia e senatore Simone Pillon, vicepresidente della Commissione Infanzia e adolescenza, già consigliere nazionale del Forum delle associazioni familiari e membro della commissione adozioni internazionali alla Presidenza del consiglio dei ministri, oltreché direttore del consultorio familiare “La Dimora” di Perugia e tra gli organizzatori dei tre “Family day” del 2007, 2015 e 2016.
Dignità umana calpestata
“Abbiamo due esigenze- spiega il senatore Pillon a Interris.it-. Da una parte dobbiamo prestare attenzione a non scivolare verso l'accanimento terapeutico, dall'altra va tenuta salda e irrevocabile l'attenzione alla sacralità della vita dal concepimento al suo termine naturale”. perciò, aggiunge Pillon, “non si può arrivare alla morte di Stato, al suicidio assistito, all'interruzione dei trattamenti umanitari quali l'alimentazione e l'idratazione”. E, invece, “sono in azione spinte marcatemante e ideologicamente eutanasiche che cercano di allineare l'Italia ad altri paesi falsamente presentati come progrediti e moderni ma che in realtà sono sprofondati nella più retrograda e utilitaristica cultura dello scarto e che calpestano sistematicamente la dignità umana”. In queste nazioni, infatti, la “deriva contraria alla vita è sotto gli occhi di tutti e a pagare il costo più alto sono i soggetti fragili, i disabili, le persone abbandonate e meno abbienti“.
“Via libera” aberrante
Si tratta, puntualizza Pillon, degli uomini e delle donne che “meriterebbero maggiormente di essere aiutate e sostenute”, perché “nel momento in cui qualcuno arriva alla disperazione di chiedere per sè la morte ha diritto ad una risposta solidale, ad una presa in carico, ad un aiuto da parte dello Stato e non a un burocratico e aberrante “via libera” al suicidio assistito”. Purtroppo invece, “capita persino che in alcuni paesi del centro e nord europa venga spezzata con l'avallo statale l'esistenza di persone in condizione di depressione”. Il modo per “ovviare a questa barbarie“, secondo Pillon,è quello di “istituire in tutte le strutture ospedaliere e nelle Asl delle equipe multidiscilpinari composte da esperti di cure palliative e psicologi in grado di andare incontro alle richieste di suicidio assistito invece di “lasciare sole le persone che fanno una richiesta del genere” dietro alla quale c'è sempre “il grido d'aiuto di chi non vuole essere abbandonato alla propria condizione di sofferenza”.
Indagine nazionale
In fondo alla classifica dei biotestamenti depositati nei comuni, riferisce l'Ansa, ci sono i comuni di Trapani, l'Aquila e Roma ma, in generale, non mancano inadempienze e ritardi. In attesa della Banca dati (il cui decreto istitutivo è stato firmato dal ministro della Salute Roberto Speranza) e della campagna informativa istituzionale, sono queste le stime che emergono dalla prima indagine nazionale condotta dall'Associazione Luca Coscioni. Per capire la situazione in Italia, l'associazione ha promosso un accesso agli atti per richiedere ai 106 Comuni con più di 60mila abitanti quante Dat sono state ricevute dall'entrata in vigore della legge 219 del 2017. Di questi, 73 Comuni hanno risposto e, sommando i loro dati, risultano depositate 37.493 Dat, con un +23% nei primi tre trimestri del 2019 rispetto ai primi tre trimestri del 2018. Proiettando il numero sul totale della popolazione, si stima che a ottobre 2019 siano state depositate nei comuni 170mila Dat.
Campagna ideologica
In rapporto alla popolazione, fanalino di coda sono i comuni di Trapani (un biotestamento ogni 1.300 abitanti), L'Aquila (uno ogni 1.250) e Roma (uno ogni 850). In cima alla gradutoria ci sono invece Pesaro (con un biotestamento ogni 140 abitanti), Matera (1 ogni 150) e Varese (1 ogni 155). In generale il numero di Dat in rapporto alla popolazione aumenta nel Nord-Est e diminuisce al Sud. “La differenza nei dati – sostiene Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Coscioni – è esclusiva responsabilità della politica, quella nazionale per l'assenza di una campagna informativa, quella locale per gli ostacoli che i Comuni frappongono ai cittadini”. Intanto il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Sara Arduini hanno chiesto alla Corte d'Assise di Milano di assolvere “perché il fatto non sussiste” Cappato dall'accusa di “aiuto al suicidio in relazione alla morte di Fabiano Antoniani (il Dj Fabo rimasto tetraplegico dopo un incidente) che l'esponente radicale accompagnò a morire in Svizzera. La sentenza di assoluzione è stata pronunciata, dai giudici della Corte d'assise di Milano.
La prima chat-bot
Nessuna Regione italiana ha inserito le Dat nel fascicolo sanitario elettronico. Inoltre, a livello istituzionale, non è ancora stata condotta alcuna campagna informativa sul tema. Il risultato è che per l'84% degli italiani le istituzioni non hanno correttamente informato i cittadini. Per colmare la mancanza l'Associazione Coscioni ha lanciato CitBOT, la prima chat-bot al mondo in grado di consentire ai cittadino di difendere le proprie libertà civili, fornendo informazioni grazie all'intelligenza artificiale.”In testa alla gradutoria dei testamenti biologici depositati ci sono comuni che per ragioni politiche hanno fatto dei Dat una battaglia ideologica“, osserva Pillon.