Anche questa estate, come avviene da circa 30 anni, è possibile visitare i bellissimi sotterranei di Fano, località marittima (citata anche nell’Inferno di Dante) ubicata nella provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche. Fanum Fortunae fu un importante centro romano, punto di arrivo sulla costa adriatica della via Flaminia. La città ebbe infatti un notevole sviluppo durante il dominio romano proprio grazie alla sua posizione strategica. Fano è inoltre indissolubilmente legata all’architetto romano Vitruvio che vi abitò e che che nel suo celebre De Architectura cita come unico edificio da lui realizzato proprio la Basilica cittadina.
La visita ai sotterranei
La visita ai sotterranei rappresenta un’opportunità unica per scoprire il ricco passato della città: un’immersione nella Fano romana tra vicoli, cunicoli e gallerie sotterranee. Luoghi insoliti e suggestivi resi fruibili grazie all’impegno decennale dell’Archeoclub d’Italia Sede di Fano. Il prof. Piergiorgio Budassi, Presidente dell’associazione, racconta a Interris.it l’importanza sociale e culturale di queste visite, il lungo percorso di recupero dell’area e le sfide affrontate per rendere accessibile a tutti questo tesoro nascosto.
L’intervista al prof. Piergiorgio Budassi
Lei ha insegnato matematica, come è nata la passione per l’archeologia?
“Infatti sono docente di matematica di scuola superiore in pensione. La predisposizione per la matematica risultava già segnalata nelle schede delle scuole elementari. L’evento che accese in me l’interesse per la storia fu il viaggio, svoltosi nel gennaio 1964, di Paolo VI in Terra Santa. Poi, frequentando il secondo anno del liceo scientifico, le stupende lezioni del docente di storia hanno trasformato l’interesse in passione, passione che però ho tenuto separata dal percorso professionale – lavorativo che infatti si è sviluppato in ambito fisico – matematico”.
Quando è nata l’idea di organizzare delle visite guidate ai sotterranei di Fano?
“Circa trent’anni fa. A quella data risale infatti l’elaborazione di un progetto di recupero di tutta l’area, allora in forte degrado, dell’ex convento di Sant’Agostino. Il progetto prevedeva non solo il recupero, la valorizzazione e la fruizione della parte sotterranea (nota fino ad allora come “resti della basilica di Vitruvio”), ma anche la parte sovrastante, in particolare la Sala Capitolare, con affreschi e soffitto ligneo del quattrocento, e il chiostro con le sue 28 lunette affrescate nel seicento. Agli inizi del duemila, conclusi i lavori, abbiamo attivato il percorso di visita che, per la sua straordinaria importanza per la storia di Fano, abbiamo deciso di chiamare “Fano Sotterranea”. Ciò non solo perché il percorso si sviluppa sottoterra, ma anche nel senso che sotto i nostri piedi, nascosta, c’è una parte importantissima di una città che non c’è più. Ma non meno ricca di storia e di spunti affascinanti è la parte sovrastante dell’ex convento”.
Quali sfide avete affrontato per rendere queste visite possibili?
“Fondamentalmente cinque: I. RIPULIRE tutti gli ambienti da macerie e materiali vari che nel tempo si erano accumulati ovunque; II. COLLEGARE tutti gli ambienti in modo che il percorso potesse diventare continuo e coerente con lo sviluppo storico del racconto. Ciò ha comportato la liberazione di cumuli di terra che ostruivano aperture, passaggi e corridoi; III. PREDISPORRE, nei punti più delicati del percorso, delle griglie con corrimano per garantire l’accessibilità ai visitatori e nel contempo la perfetta conservazione delle strutture; IV. COSTRUIRE una scala su misura in legno per l’accesso ai sotterranei; V. INSTALLARE un funzionale sistema d’illuminazione che permettesse la visione di tutti i dettagli del sito e nel contempo esaltasse in modo suggestivo il fascino storico delle strutture. Accanto a questi interventi, notevoli per la complessità sia operativa che finanziaria, ci sono state tante altre azioni di minor impegno che non è possibile elencare”.
Chi ha concretamente realizzato questo grande lavoro?
“Le operazioni sono state eseguite dai soci dell’Archeoclub con il sostegno finanziario della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano e di ditte private”.
Qual è a suo dire il valore non solo culturale ma anche sociale dell’iniziativa?
“In primo luogo aver creato un gruppo di volontari che per tanto tempo hanno lavorato insieme per raggiungere un obiettivo comune. Purtroppo, poiché sono passati molti anni, diverse persone di quel gruppo originario, oggi non ci sono più. In secondo luogo conoscere, ma in questo caso direi sicuramente addirittura toccare con mano, le origini della città romana ci porta alle radici della nostra civiltà e ci rende più consapevoli del nostro ruolo come individui della società moderna.
In conclusione, perché visitare i sotterranei di Fano?
“Perché è un viaggio nel mondo antico. È un percorso di conoscenze dove si possono incontrare personaggi che, consapevoli oppure no, hanno plasmato il mondo; dove si possono materializzare storie, racconti, vicende del passato strettamente collegate con quelle di oggi”.