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Antibiotici, una risorsa o un problema? Risponde il professor Cauda

Intervista di In Terris all'infettivologo dell'Università Cattolica del Sacro Cuore in occasione della Giornata europea degli antibiotici

Oggi, 18 novembre, ricorre la Giornata europea degli antibiotici. Per l’occasione In Terris ha intervistato uno dei più autorevoli infettivologi italiani, il professor Roberto Cauda, docente di Malattie Infettive all’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ogni anno organizza la World AMR Awareness Week – WAAW, la Settimana mondiale sull’uso consapevole degli antimicrobici che si tiene dal 18 al 24 novembre. L’evento rappresenta l’occasione per aumentare la consapevolezza e la comprensione della resistenza antimicrobica (AMR) e promuovere le migliori pratiche tra le parti interessate per ridurre l’emergenza e la diffusione di infezioni causate da agenti resistenti agli antimicrobici. Il tema della WAAW 2024 è “Educare. Sostenere. Agire ora”. Sul sito dell’OMS è possibile consultare la guida alla campagna 2024 elaborata per fornire informazioni chiave e idee su come aderire e partecipare. Nell’ambito della WAAW si svolge anche la Giornata europea degli antibiotici (18 novembre, European Antibiotic Awareness Day – EAAD), un’iniziativa europea di sanità pubblica coordinata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), che fornisce supporto per le campagne nazionali sull’uso prudente degli antibiotici nell’UE/SEE mettendo a disposizione materiali ed eventi per la giornata.

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Il professor Roberto Cauda con don Aldo Buonaiuto, sacerdote ed educatore della Comunità Giovanni XXIII

Professor Roberto Cauda, gli antibiotici sono una risorsa o un problema?
“Questa domanda formulata nel 2024 può avere un suo qualche significato, ma sarebbe stata del tutto inconcepibile fino a 20-30 anni fa. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di ricostruire la storia della terapia antibiotica fin dalla sua origine. Come è noto, il primo antibiotico ad essere isolato è stata la penicillina, una sostanza naturale prodotto da un fungo e dotata di capacità antibatteriche. La scoperta è avvenuta quasi per caso a ridosso della Seconda guerra mondiale e le truppe alleate hanno tratto un enorme beneficio dalla penicillina, in quanto questa era in grado di curare le ferite, impedendo che si infettassero. Non a caso, è nata in quel periodo la definizione della penicillina come ‘The Magic bullet’, il proiettile magico, in grado di contrastare qualunque germe. La penicillina era però nell’immediato dopo guerra un bene prezioso, che valeva quanto l’oro, perché veniva prodotta in piccole quantità e non era quindi disponibile per tutta la popolazione. Si può a questo proposito ricordare il libro di Graham Greene ‘Il terzo uomo’ da cui è stato tratto l’omonimo film con Orson Welles e Alida Valli che tratta del mercato nero della penicillina nella Vienna del primissimo dopo guerra. Un personaggio del libro/film rubava la penicillina dagli ospedali e la vendeva, dopo averla diluita, agli ammalati. Dopo questo difficile inizio, c’è stata una sorta di età dell’oro, con la scoperta di nuove classi di antibiotici che si sono affiancati alla penicillina, sempre più efficaci e sempre più ben tollerati”.

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Foto di PublicDomainPictures da Pixabay

Quanto hanno inciso i costi nella diffusione degli antibiotici?
“I costi si sono abbassati notevolmente e questo ha fatto sì che una platea sempre più vasta di soggetti potesse usufruire di questa straordinaria terapia. Una recente revisione delle scoperte in campo medico che hanno avuto un significativo impatto sull’allungamento della vita media considera prioritaria la scoperta e la diffusione della terapia antibiotica. Malattie che in passato erano incurabili e che portavano a morte, come ad esempio la polmonite, la meningite, solo per citare quelle più frequenti, grazie alla terapia antibiotica sono diventate curabili e guaribili. Con l’introduzione degli antibiotici, si è però sviluppato il fenomeno dell’antibiotico-resistenza che ha rappresentato fin da subito un problema. Si tratta di un evento complesso che rende un germe, fino a quel momento sensibile, resistente all’antibiotico. In altre parole, a seguito dello sviluppo della resistenza del germe, l’antibiotico risulta inefficace e la malattia da questo causata non viene più curata con successo. In realtà, non può essere definito un evento totalmente inatteso, in quanto era già stato osservato anni prima per un’altra classe di farmaci anti batterici di sintesi, i chemioterapici, come i sulfamidici, tanto da far affermare allo scopritore di questi, Paul Ehrlich: ‘la resistenza segue il farmaco come un’ombra’”.

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Foto di Myriams-Fotos da Pixabay

Quali sono le cause e i rischi della antibiotico-resistenza?
“L’antibiotico-resistenza è certamente un fenomeno complesso che riconosce una multifattorialità di cause. C’è però un elemento che più di ogni altro sembra avere un maggior impatto per lo sviluppo delle resistenze. Si tratta dell’uso improprio, eccessivo e sbagliato degli antibiotici. Usare l’antibiotico per un semplice raffreddore, per una banale affezione delle vie respiratorie produce solo un danno in termini di sviluppo di una potenziale resistenza e nessun beneficio per la cura della malattia. Non bisogna infatti dimenticare che l’antibiotico è efficace solo nei confronti dei batteri, ma non ha alcuna attività contro i virus che sono il più delle volte i responsabili delle lievi infezioni respiratorie, che insorgono specie nei mesi freddi. L’antibiotico-resistenza non è fenomeno di questi ultimi anni, ma è presente fin dagli inizi della terapia antibiotica. Considerato quanto era difficile reperire la penicillina nell’immediato dopo guerra, sono sorprendenti i risultati di una ricerca condotta agli inizi degli anni ‘50 a Roma da Franco Sorice e Luigi Ortona, che hanno testato la resistenza alla penicillina di vari ceppi batterici isolati da pazienti. Questa resistenza era piuttosto alta fino al 50-70%, il che conferma la rapidità e facilità con cui questa si sviluppa e l’impatto che ha avuto anche in anni lontani nella cura dei pazienti”.

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Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay

Come si può porvi rimedio?
“Per ovviare al fenomeno dell’antibiotico-resistenza, la risposta iniziale è stata quella di produrre sempre nuovi antibiotici che superassero le resistenze batteriche ed una volta che questi risultavano a loro volta inefficaci, produrne dei nuovi. Questo approccio è stato di successo per qualche decennio, poi il meccanismo, per cui ad ogni nuova resistenza corrispondeva un nuovo antibiotico si è inceppato. È stato sempre più difficile trovare nuovi antibiotici e la produzione di questi è stata sempre più costosa (si parla di decine e decine di milioni di euro) e difficile. L’antibiotico-resistenza è un fenomeno in rapida crescita, e per contrastarlo disponiamo di poche armi e per questo fa più paura oggi che in passato. Da ormai diversi anni, in relazione alla presenza e diffusione dell’antibiotico-resistenza, gli organismi sovranazionali, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità ed i singoli stati, Italia compresa hanno emanato documenti, scritto linee guida, formulato raccomandazioni, tutte volte a preservare l’efficacia degli antibiotici attualmente in uso. Tutte queste misure sono senz’altro lodevoli ed importanti, anche se alla base della prevenzione dell’antibiotico resistenza ci dovrebbe essere la consapevolezza da parte dei prescrittori, ma anche di chi assume l’antibiotico, che questo deve essere utilizzato solo quando questo è necessario e non nella logica ‘lo prescrivo o lo prendo tanto non fa male’. L’atteggiamento virtuoso che i medici ed i pazienti dovrebbero seguire si compendia in queste parole: “uso prudente dell’antibiotico”, il che vuol dire assumerlo non una volta di meno del necessario, ma non una volta di più”.

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Foto di Francisco Venâncio su Unsplash

Può farci un esempio?
“Tra i mezzi che in anni recenti si è cercato di promuovere per il contrasto all’antibiotico-resistenza c’è la vaccinazione, intesa come prevenzione di malattie che, se insorgono possono favorire il consumo di antibiotici. È questo un approccio così importante ed innovativo da essere considerato prioritario dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per la prevenzione dell’antibiotico-resistenza. A questo proposito si può fare un esempio che è molto attuale per il periodo dell’anno, autunno-inverno, che stiamo vivendo. Si è visto che, se si aumenta la copertura vaccinale per l’influenza, si osserva una marcata riduzione dell’uso di antibiotici (e della resistenza ad essi correlata), dal momento che meno persone si ammalano e meno prescrizioni di antibiotici vengono fatte, prescrizioni tra l’altro il più delle volte inutili, perché gli antibiotici non sono efficaci nei confronti dell’influenza. Questo è un esempio, ma ne esistono anche altri che dimostrano come la prevenzione vaccinale può essere un utile ed efficace mezzo per contenere l’antibiotico-resistenza”.

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Foto di valelopardo da Pixabay

Tornando alla domanda con cui abbiamo iniziato l’intervista. Per gli antibiotici sono più i pro o i contro?
“Al termine di questa nostra conversazione sull’antibiotico terapia e sulla resistenza, propongo una nota positiva. Se ci sarà da parte dei medici, dell’opinione pubblica, delle istituzioni, dei governi, degli organismi internazionali sinergia e consapevolezza del valore della posta in gioco, la risposta al quesito iniziale non potrà che essere che l’antibiotico rimane anche al giorno d’oggi una  straordinaria risorsa per assicurare la salute ed il benessere all’uomo”.

 

 

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