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Cattolici con “la schiena dritta” negli Anni di Piombo

Carattere”, “Adveniat Regnum” ed “Europa Settanta”. Sono i nomi di tre riviste che tra gli anni Cinquanta (era il 1954 quando iniziarono le pubblicazioni di “Carattere”) e il 1975 (anno in cui finì l'esperienza di “Adveniat Regnum”) crearono una fucina di idee e di propositi d'azione all'interno di quella larga fetta del mondo cattolico che non si sentiva rappresentato dalla Democrazia Cristiana. Le battaglie e le speranze riposte in questi lavori editoriali sono ripercorse oggi da “Cattolici e Anni di Piombo” (ed. Solfanelli, 2017), scritto dal saggista e cultore di Storia del Cristianesimo Giuseppe Brienza.

“Carattere”, diretta da Primo Siena (direttore responsabile) e Gaetano Rasi (direttore politico), aveva una spiccata propensione verso i valori tradizionali, testimoniata dalla scelta di inserire in copertina un'incisione di uno stendardo imperiale romano d'epoca cristiana, sormontato da aquila e corona d'alloro e raffigurante il Chrismon, il monogramma di Cristo. Tra le firme, spiccano quelle degli artisti e scrittori Ardengo Soffici e Giovanni Papini, del filosofo e germanista Attilio Mordini, del costituzionalista Carlo Costamagna. E ancora: Giovanni Cantoni (poi fondatore di Alleanza Cattolica), Fausto Gianfranceschi (poi responsabile delle pagine culturali del Tempo), Alfredo Cattabiani (esperto di tradizioni popolari), Giano Accame (poi direttore de Il Secolo d'Italia), Luigi Gedda (creatore, nel 1948, dei Comitati Civici), Gianni Baget Bozzo (sacerdote e poi noto politologo). La rivista – ricorda Rino Cammilleri – ebbe anche contributi di Romano Guardini (poi maestro di Ratzinger).

Le idee di “Carattere” sfociarono nella Alleanza Cattolica Tradizionalista (1956), che si trasformò nel 1959 in Alleanza Tradizionale [oTrascendente] Michele Arcangelo (ATMA), con “priore” Attilio Mordini. Fu esperienza breve, come breve fu anche la fiammata dei “gollisti democristiani”, come vennero chiamati tutti coloro che si riunirono attorno alle intuizioni che vibravano nella redazione di “Europa Settanta”, diretta dal più volte deputato dc Bartolo Ciccardini. La rivista era il punto di riferimento di seguaci e simpatizzanti di Enrico Mattei, noto per aver trasformato l'Eni in un gioiello di sovranità nazionale italiana e morto in un misterioso incidente aereo nel 1962. L'esperienza si concluse dopo la breve parabola del Governo Pella (1953-54), che aveva avuto il sostegno di Mattei e dei suoi seguaci.

Ma i sogni dei “gollisti democristiani” – rilancio dell'identità nazionale, presidenzialismo e autorità dello Stato – continuarono a vivere tra le pagine di “Adveniat Regnum”. Ci scrivevano don Ennio Innocenti, Attilio Mordini, lo storico Francesco Leoni, Alfredo Cattabiani, l’avvocato rotale Neri Capponi, il sociologo Gianfranco Legitimo, il giornalista Nicola Guiso, Giovanni Cantoni. Gli animatori di questa rivista rimasero “con la schiena dritta” – come scrive Giuseppe Brienza – fino al '75, anno di chiusura delle pubblicazioni.

Il libro si avvale di una Appendice di Mario Adinolfi, direttore de “La Croce quotidiano”, con cui rievoca l'omicidio da parte delle Br del suo maestro Roberto Ruffilli, e dell'introduzione del giornalista e scrittore Luciano Garibaldi.

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