Il cessate il fuoco in Siria non fermerà l'operazione militare turca nell'enclave curda di Afrin, dove si sono registrati tensioni e scontri con le truppe di Assad, accorse per difendere la regione.
Cavillo
“Abbiamo letto con attenzione la decisione dell'Onu e tra le aree soggette a cessate il fuoco Afrin non vi è ricompresa” ha spiegato il vicepremier portavoce del governo di Ankara Bekir Bozdag, fornendo l'interpretazione ufficiale della Turchia al documento. Quanto deciso dalle Nazioni Unite, ha proseguito, “non riguarda Ramoscello d'Ulivo”. La risoluzione esclude “dalla tregua le aree in cui è presente l'Isis o organizzazioni terroristiche a questo collegate. In base alla nostra interpretazione per Ramo d'Ulivo non cambia nulla. La decisione dell'Onu è accolta con favore dalla Turchia accolta”. Poiché Ankara considera terroristi tanto l'Ypg quanto il Pkk si sente autorizzata a proseguire nell'operazione per “ripulire l'intera area dal terrorismo” e riportare stabilità ad Afrin.
Vittime
Un violento scontro a fuoco andato in scena nell'area rurale dell'enclave si è concluso con la morte di 3 militari turchi e con il ferimento di altri sette, alcuni dei quali versano in gravi condizioni. Secondo i media turchi, le forze Pyd-Ypg avrebbero preso di mira un punto di passaggio degli uomini di Ankara a colpi di cannone e artiglieria a lunga gittata. Con queste ultime vittime sale dunque a 35 il numero dei soldati turchi rimasti uccisi nell'offensiva.
Tregua difficile
Nella Ghouta orientale, intanto, è entrata in vigore oggi la terza giornata di “pausa umanitaria”, voluta da Mosca e da Damasco. A Mukhayyam al Wafidin, fa sapere la Russia, sono state poste le condizioni per accogliere la popolazione civile che sceglie di usare l'unico corridoio verso Damasco. Le due precedenti giornate di pause umanitarie non hanno avuto successo e non hanno portato alla prevista evacuazione di civili da Ghouta est, che è anche una delle quattro zone di de-escalation in Siria. L'Occidente accusa il regime siriano di attaccare indiscriminatamente Ghout est, con l'aiuto delle forze russe, facendo numerose vittime anche tra i civili. Damasco e Mosca respingono le accuse, spiegando che le operazioni militari sono condotte contro i gruppi terroristi presenti nella zona.