Tra chi riparte, o meglio ci prova, e chi invece combatte ancora con l’ondata di piena dell’emergenza, il mondo intero fa ancora i conti con il coronavirus. Il bilancio delle vittime, secondo i dati forniti dalla Johns Hopkins University, si attesta a 154 mila a livello globale, con un numero di casi che supera i 3 milioni e 550 mila. Numeri impressionanti, che diventano ulteriormente agghiaccianti scendendo nel dettaglio dei vari Paesi: 37 mila morti (tragico primato) per gli Stati Uniti (che contano circa 700 mila casi), mentre in Italia il conteggio si attesta momentaneamente a 22.700 (con 170 mila contagi). Al terzo posto, nella triste graduatoria, la Spagna con 20 mila morti e 190 mila contagi.
Il caso Germania e il Sud del mondo
In Europa, preoccupa l’improvvisa ondata di contagi, in un solo giorno, avuta dalla Germania, con 3.609 nuovi casi di coronavirus registrati nelle ultime 24 ore, secondo quanto riferito dal Robert Koch Insitut. Un incremento che porta il totale complessivo a 137.439, con 4.110 decessi, addirittura 242 in un giorno. L’onda del Covid-19 fa quindi ancora paura, specie nei contesti in cui non è esploso con la sua massima violenza. O, perlomeno, con la forza mostrata in Cina, in Europa e negli Stati Uniti. E mentre Pechino rivede il numero dei decessi (all’eccesso), incalzata dalla Comunità internazionale (mentre in Corea del Sud si riammala anche chi era guarito), continua a preoccupare l’incremento di contagi e decessi in Africa e America latina, le aree geografiche più vulnerabili a un’escalation della diffusione del virus. Al momento, i numeri in Sud America sono già gravi: 90.059 contagiati, dei quali 4.247 sono morti.
Escalation in Brasile
Drammatica la situazione in Brasile, che conta la metà delle vittime (2.141) e un galoppante incremento dei contagiati (32.682 quelli confermati). In un contesto sociale che, come per molti altri Paesi del Continente, mostra molti fianchi scoperti a un virus così violento. La rimozione del ministro della Salute, un paio di giorni fa, ha contribuito a rendere incerto il lavoro dell’amministrazione Bolsonaro, accusata a più riprese di leggerezza nella gestione dell’emergenza e, tuttora, a rischio di un caos istituzionale, vista la decisione di numerosi governatori di agire in autonomia, disponendo il lockdown delle proprie regione. Il tutto, a dispetto dell’ottimismo mostrato inizialmente da Planalto.