In un mondo dove il lavoro domestico e di cura resta spesso ai margini, il Movimento Cristiano Lavoratori (MCL) si distingue per un impegno concreto e duraturo. Con il progetto nazionale LAVORO[in]VISIBILE, il MCL accende i riflettori su una categoria spesso trascurata, ma essenziale per il tessuto sociale. Operativo in 18 Regioni italiane, questo progetto si pone l’obiettivo di migliorare la qualità della vita e superare le insostenibili difficoltà che vivono i lavoratori e lavoratrici – italiani e stranieri – di uno dei settori più “marginali” della piramide occupazionale: il lavoro domestico e di cura. Mcl propone una risposta innovativa e inclusiva che valorizza il lavoro dignitoso, promuovendo giustizia e uguaglianza per chi ogni giorno si dedica agli altri; in un’ottica cristiana che ne caratterizza in modo unico l’impegno concreto contro la “cultura dello scarto” e le morti sul lavoro. Per approfondire l’argomento, Interris.it ha intervistato il dottor Alfonso Luzzi, presidente MCL.
L’intervista ad Alfonso Luzzi (MCL)
Quale è la missione principale del Movimento Cristiano Lavoratori e come si differenzia dagli altri sindacati o associazioni di categoria?
“La missione principale del MCL è vivere l’impegno come lavoratori nell’applicazione della Dottrina Sociale della Chiesa ravvisando in essa il fondamento e la condizione per un ordinamento sociale in cui siano riconosciuti i diritti e la soddisfazione delle esigenze spirituali e materiali dei lavoratori. Lo stesso Papa Francesco, inoltre, nel discorso per i cinquant’anni del nostro movimento, ci ha affidato un compito: ‘Vorrei proporvi un impegno specifico sul tema del lavoro. E’ importante che i lavoratori siano di casa nelle nostre parrocchie, che i loro problemi siano presi sul serio, devono trovare ascolto nei nostri ambienti ecclesiali'”.
Papa Francesco ha spesso denunciato lo ‘scarto’ delle persone nel mondo del lavoro, come il MCL traduce questo messaggio in azioni concrete?
“Difficile ricordare quando Papa Francesco ha usato per la prima volta il concetto di ‘scarto’, perché è diventato uno dei pilastri fondamentali del suo insegnamento sociale. Denuncia la cultura dello ‘scarto’ soprattutto nell’economia e nel mondo del lavoro. Alla base c’è la riduzione della persona a bene di consumo. Nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium al numero 53, non a caso intitolato ‘No a un’economia di esclusione’, l’uomo viene usato, sfruttato e scartato. Il MCL traduce questo messaggio di Papa Francesco in molte delle sue attività, soprattutto in quei campi dove lo sfruttamento è più diffuso. Mi riferisco alla storica lotta del MCL contro il caporalato e in uno dei settori più ‘marginali’: il lavoro domestico e di cura, e, in quello altrettanto problematico dei lavoratori stranieri”.
Quale è l’obiettivo principale del progetto “LAVORO (in)VISIBILE”?
“Questo progetto è stato possibile realizzarlo per l’esperienza quarantennale che ha il nostro Movimento nel campo del lavoro domestico e della cura, dove spesso vi sono problematiche sia sotto il profilo morale che sotto il profilo della tutela dei diritti. Il progetto andava ad incidere positivamente sulla qualità della vita dei lavoratori. Non posso non concludere con l’amara osservazione delle troppe morti sul lavoro. Su questo il mio impegno non verrà mai meno. Qui il concetto dello scarto è un vero e proprio dramma, figlio di quel ‘gioco della competitività e della legge del più forte’, accompagnata ad una troppo distratta attenzione di tanti”.