Quarant’anni appena, papà da pochi mesi e marito da qualche giorno. La malattia, però, non ha guardato a nulla di tutto questo. Non ce l’ha fatta Alessandro Talotti, ex saltatore in alto della nazionale italiana, a vincere la sua sfida più difficile. Quel tumore che aveva scelto di raccontare durante quest’ultimo anno, che lo ha man mano provato nel corpo ma mai nello spirito. Solo pochi giorni fa era convolato a nozze con la compagna e pattinatrice artistica a rotelle Silvia Stibilj, che lo aveva reso padre lo scorso ottobre. Una lotta dura, difficile, alla quale si è arreso. Un male che ha rappresentato il salto più difficile della sua vita.
Talotti e quel bronzo europeo sfiorato
Due Olimpiadi alle spalle (Atene 2004 e Pechino 2008) e una carriera che lo hanno reso uno degli atleti più importanti per l’Italia nella categoria del salto in alto. Il suo primato indoor lo aveva stabilito toccando addirittura i 2,32. Ma fu quel 2,27 a Monaco a rappresentare l’apice della sua carriera. Talotti raggiunse con quell’elevazione il quarto posto agli Europei, agguantando a pari punti lo svedese Staffan Strand, medaglia di bronzo per un esercizio eseguito con meno errori. Era il 2002. Sette anni più tardi, farà parte del quartetto azzurro alle finali del World Athletics Tour. Ad Atene, nel 2004, saltò in 2,28, dodicesimo in finale. Andò meno bene a Pechino: 2,20 e un’Olimpiade chiusa alle qualificazioni alla finale.