Il governo si prepara a varare il Def che oggi sarà in Consiglio dei ministri. Ma intanto cominciano a uscire le prime indiscrezione sul contenuto del Documento che stabilisce le priorità dell’esecutivo in materia di economia e finanza. Crescita appena più sostenuta del previsto, a +0,7% invece di +0,6%, deficit che resta comunque al 2,6% del Pil quest’anno e leggermente sopra l’1,8% nel 2016 per avere più margini di manovra, e almeno 10 miliardi di nuovi tagli alla spesa pubblica per sterilizzare clausole di salvaguardia che valgono 16,8 miliardi di euro solo il prossimo anno e che rischierebbero di ammazzare i primi spiragli della ripresa. Dovrebbero essere queste le linee contenute nel Def.
Il piatto forte dovrebbe essere il piano per evitare l’aumento di Iva e accise che rappresenterebbe, secondo Confcommercio, 54 miliardi di tasse in più in 3 anni, 13 nel solo 2016, e costerebbe, secondo i consumatori, fino a 842 euro a regime a famiglia. Ma Renzi ha assicurato che non ci saranno nuove tasse: l’Iva non aumenterà e, anzi, “se ci saranno ulteriori risorse la priorità sarà per le famiglie e per rendere stabili gli incentivi alle imprese per assumere”. Il premier, secondo i bene informati, starebbe accarezzando l’idea di destinare fondi freschi in particolare in favore delle fasce più povere, quegli ‘incapienti’ che sono rimasti esclusi dal bonus degli 80 euro. Di sicuro, avverte intanto anche Francesco Boccia, minoranza Pd e presidente della commissione Bilancio, bisogna evitare operazioni di maquillage che spostano in là il problema, come ad esempio limitarsi a rinviare gli aumenti al 2017, senza fare tagli veri, a partire da municipalizzate e spese di grandi ministeri “che non hanno fatto cura dimagrante”.
E il contributo principale dovrebbe arrivare appunto dalla spending review che si concentrerà, ha annunciato il nuovo responsabile Yoram Gutgeld, sulla riduzione dei costi della macchina pubblica. Il Codacons suggerisce di partire dai 500 enti inutili che da soli costano come una manovra, 10 miliardi l’anno. Le forbici dei nuovi commissari (con Gutgeld anche Roberto Perotti) dovrebbero colpire gli uffici territoriali (tutti in un unico palazzo), corpi di polizia (a partire dall’accorpamento della Forestale), centrali uniche di acquisto e partecipate locali, tutte misure già previste dalla legge di stabilità e dalla delega P.a. che vanno implementate. Ma ci saranno anche controlli più stringenti sulle prestazioni sociali a partire dagli assegni di invalidità e accelerazione dei costi standard, con le spese dei Comuni che dovranno essere tutte messe online. Proprio i sindaci, già alle prese con la gestione dei 2,2 miliardi di minori risorse previste per quest’anno, sono i primi a lanciare l’allarme sulla impossibilità di reggere altri tagli.