Si è presentato in giacca e cravatta Maurizio Sarri, cogliendo un po' tutti di sorpresa e dando in parte la misura di quella che sarà la sua avventura sulla panchina della Juventus. L'ex tecnico del Chelsea, fresco vincitore dell'Europa League, torna in Italia dopo appena una stagione in Inghilterra, accettando la sfida forse più difficile: sostituire Massimiliano Allegri, con l'obiettivo obbligatorio di fare meglio di lui. Il che, naturalmente, significa puntare in alto, molto in alto, anche se l'ex allenatore del Napoli vola basso: “Mi aspetto di alzarmi la mattina e studiare il modo di vincere le partite. Non è dovuto. Se il risultato diventa dovuto, è una sconfitta certa. E' chiaro che la Juve ha l'obbligo di fare bene, è la favorita. In Champions la Juve ha l'obbligo di partire con l'obiettivo di vincere, ma in Europa ci sono 8-9 squadre che possono vincere. Le responsabilità sono più forti a livello italiano che europeo. La Champions è un obiettivo, un sogno da perseguire con determinazione feroce e con un coefficiente di difficoltà mostruoso”.
La Premier
Chiaro che, al netto della giusta prudenza, dal vincitore dell'Europa League ci si aspetta il salto di qualità, visto anche l'arricchimento portato dall'esperienza comunque positiva in Inghilterra: “La Premier è stata un'esperienza bellissima, ma poi ho sentito il bisogno di tornare in Italia e l'opportunità me l'ha offerta il club più importante d'Italia. E' il coronamento di una carriera lunghissima che nell'80% è stata anche difficilissima. Penso di aver rispettato tutti e nell'ultima parte dovevo rispettare anche il mio percorso”. A proposito di Premier, Sarri precisa subito che una certa differenza tra quel sistema calcio e il nostro esiste ancora: “Parlavamo prima con il presidente a livello di strutture e organizzazione e penso che il nostro sarà un percorso un po' lungo. Le strutture devono essere la partenza, poi cambiare l'atmosfera dentro gli stadi, in Inghilterra ti giri e la panchina è circondata da bambini. Il clima è diverso. Ci vorrà un percorso, si deve partire dalle strutture, ma penso che in campo e a livello tattico abbiamo un po' di vantaggio”.
Trascorsi e futuro
Inevitabile toccare il tema del gioco: “Qui fatica a decollare rispetto a loro perché lì il risultato è un po' meno importante e rischiano di più. Io sono contento per il fermento che vedo in A perché c'è un bel movimento di allenatori”. Tutte sfide che afronterà sulla panchina juventina, memore sempre del suo passato napoletano: “Io penso che ho vissuto tre anni in cui mi svegliavo alla mattina e il mio primo pensiero era quello di battere la Juve. In quel periodo eravamo l'alternativa più credibile alla Juve. Ho dato il mio 110% e non ci siamo riusciti. Ci riproverei e lo rifarei. Era un'avversità sportiva. Ma è finita. La mia professionalità mi porterà a dare tutto per questa società. Quello che ho fatto, posso averlo fatto anche con mezzi e modi sbagliati, ma è qualcosa di intellettualmente apprezzabile”. E sui trascorsi: “La questione del dito medio è un errore da parte mia, una reazione esagerata da parte mia, ma penso che fu spiegata da parte mia anche nel post partita. Io andai in sala stampa e dissi che avevo fatto un brutto gesto, un eccesso di reazione nei confronti di 15-20 stupidi, non nei confronti della Juventus”.