“Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, e li condusse sopra un alto monte, in disparte. E fu trasfigurato davanti a loro; la sua faccia risplendette come il sole e i suoi vestiti divennero candidi come la luce”. Uno dei tre discepoli di Gesù ritratti dall’evangelista Matteo durante la narrazione della Trasfigurazione è proprio San Giacomo. Questi, fratello dell’apostolo Giovanni, è detto “Maggiore” per distinguerlo da Giacomo di Alfeo. La sua esistenza cambia in modo radicale quando accoglie l’invito del Maestro a diventare “pescatore di uomini”, come descritto sempre da San Matteo: “Andando oltre [Gesù] vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedeo, loro padre, riassettavano le reti. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono”.
San Giacomo, chiamato “l’amico del Signore”, proviene quindi da una famiglia di pescatori di Betsaida, una cittadina posta sul lago di Tiberiade. Assieme a suo fratello Giovanni è di carattere impetuoso stando a quanto affermato da Gesù che attribuisce loro l’appellativo di “boanergés” (figli del tuono). Oltre a essere testimone della gloria del Salvatore nella Trasfigurazione partecipa anche all’agonia del Messia nell’orto del Getsemani: “Presi con sé Pietro, Giacomo e Giovanni – scrive l’evangelista Marco – cominciò a sentire paura e angoscia”.
Giacomo viaggia come missionario per annunciare la Buona Novella ed evangelizza la Spagna fino alla Galizia. Torna in Palestina dove si avvera il martirio che Gesù aveva preannunciato dicendo: “Potete bere – riporta Matteo – il calice che io sto per bere?”. Lui e Giovanni gli avevano risposto: “Lo possiamo”. Infatti, San Giacomo – primo martire tra gli apostoli – viene messo a morte nel 44 d. C. a Gerusalemme dal re Erode Agrippa I, nipote di Erode il Grande, secondo quanto raccontato negli Atti degli Apostoli: “In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa. Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni”.
Benedetto XVI spiega che da San Giacomo “possiamo imparare molte cose: la prontezza ad accogliere la chiamata del Signore anche quando ci chiede di lasciare la ‘barca’ delle nostre sicurezze umane, l’entusiasmo nel seguirlo sulle strade che Egli ci indica al di là di ogni nostra illusoria presunzione, la disponibilità a testimoniarlo con coraggio, se necessario, fino al sacrificio supremo della vita. Così Giacomo il Maggiore si pone davanti a noi come esempio eloquente di generosa adesione a Cristo. Egli, che inizialmente aveva chiesto, tramite sua madre, di sedere con il fratello accanto al Maestro nel suo Regno, fu proprio il primo a bere il calice della passione, a condividere con gli Apostoli il martirio”.
In base alla Legenda Aurea del frate domenicano Jacopo da Varagine, il corpo dell’apostolo viene traslato in Spagna dopo il martirio. La tradizione vuole che la sua tomba si trovi a Santiago di Compostela. Nell’831, dopo un prodigioso fenomeno luminoso in prossimità del monte Liberon, viene scoperto un sepolcro con la scritta: “Qui giace Jacobus, figlio di Zebedeo e di Salome”. Il luogo viene denominato “campus stellae” (“campo della stella”). Nel 1075 inizia la costruzione della Basilica a lui dedicata che diventa una delle mete più importanti di pellegrinaggio nella storia della cristianità dopo Gerusalemme e Roma.
È così che si spiega la rappresentazione iconografica dell’apostolo Giacomo con in mano il bastone del pellegrino e il rotolo del Vangelo, caratteristiche dell’apostolo itinerante e dedito all’annuncio della Parola del Signore. “Presso la tomba di san Giacomo – ha affermato Giovanni Paolo II in occasione della quarta Giornata mondiale della gioventù – vogliamo imparare che la nostra fede è storicamente fondata, e quindi non è qualcosa di vago e di passeggero: nel mondo di oggi, contrassegnato da un grave relativismo e da una forte confusione di valori, dobbiamo sempre ricordare che, come cristiani, siamo realmente edificati sulle stabili fondamenta degli apostoli, avendo Cristo stesso come pietra angolare”.