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“La piccola e dolce martire della purezza”: chi era Santa Maria Goretti

Santa Maria Goretti, martire per la purezza e patrona delle Figlie di Maria Corinaldo (Ancona), 16/10/1890 – Nettuno (Roma), 6/07/1902. Nel 1898 la famiglia Goretti da Corinaldo si trasferisce a Ferriere Conca, nelle paludi pontine, con la speranza di poter vivere meno poveramente. Due anni dopo Luigi, il capofamiglia, muore stroncato dalla malaria; in questa disgrazia è Maria a confortare la madre e a spingerla a confidare nel Signore. Mentre la donna si dedica al lavoro dei campi, Maria ha il compito di accudire i fratelli più piccoli e di insegnare loro le preghiere.

I Serenelli (padre e figlio), anche loro originari di Corinaldo, condividono con i Goretti lo stesso alloggio. Alessandro Serenelli, di circa 20 anni, già nel mese di giugno 1902 tenta per due volte d’insidiare Maria, minacciandola di morte nel caso ne parli con qualcuno. Il 5 luglio il giovane torna dai campi, spinge dentro casa Maria e, al rifiuto di lei di cedere alla sua passione, la colpisce con un punteruolo di venti centimetri diverse volte, poi scappa. Maria viene portata in ospedale e operata, ma muore il giorno dopo. Dice il biografo Giovanni Alberti: “Marietta non è stata la santa dei ‘cinque minuti’, come da qualche parte si sente affermare, ma una fanciulla che è costantemente progredita sino agli ultimi istanti di vita nella propria maturazione umana e spirituale. La decisione di non cedere all’assalitore, il ripetergli che quanto stava facendo era peccato, il concedergli il perdono prima di morire sono tutti valori che nascono da lontano e che fanno parte di una storia di fede e di devozione che, seppure tra molteplici difficoltà e disagi, la piccola viveva in seno alla propria famiglia”. “Sostenuta dalla grazia celeste, con volontà forte e generosa, sacrificò la sua vita pur di non perdere la gloria della verginità. Non tutti siamo chiamati a subire il martirio, ma tutti siamo chiamati a raggiungere la virtù cristiana. La virtù richiede forza e anche se non arriva al grado eroico di questa fanciulla, non di meno richiede un’attenzione diuturna, diligente, da non trascurare mai fino alla fine della vita. Perciò la virtù può chiamarsi quasi un lento continuato martirio come dice Gesù: ‘Il regno dei cieli subisce violenza’“( Pio XII ).

Aneddoti

• Morto Luigi Goretti, il proprietario del podere impone alla vedova Assunta di associarsi ai Serenelli, che lavorano i terreni dello stesso proprietario e che in definitiva divengono i secondi padroni dei Goretti. Il Serenelli, anch’egli vedovo, fa capire ad Assunta che se vuole sfamare i cinque figli deve cedere alle sue richieste sessuali, ma Assunta preferisce patire la fame che trasgredire le leggi divine e disonorare lei e i suoi figli. Alla cerimonia di canonizzazione della figlia, Pio XII (che le riserva gli onori dati alle regine) bacia la mano ad Assunta, anche per testimoniare che la santità di Maria ha la sua origine nella santità eroica della madre.

Maria si reca ad attingere acqua a una fonte e sente involontariamente un colloquio immorale tra un ragazzo e una ragazza. Rimane sconvolta, tornata a casa dice alla madre che preferisce morire piuttosto che dover usare lei stessa un simile linguaggio.

Nel 1910 Alessandro Serenelli sogna Maria in Paradiso che raccoglie fiori e glieli offre. Uscito dal carcere nel 1928, chiede perdono alla madre di Maria e, in segno di riappacificazione, i due vanno insieme a ricevere la santa Comunione la notte di Natale di quell’anno. Il Serenelli trascorre i suoi ultimi anni di vita nel convento dei Cappuccini di Macerata, diventando anche terziario francescano: tiene sul tavolino della sua stanza un pacchetto di immagi nette raffiguranti santa Maria Goretti che egli stesso firma, per inviarle a chi gli scrive affinché interceda presso la Santa. Come in altre occasioni nella storia della Chiesa l’assassino, sinceramente pentito, viene associato, nel ricordo, alla vittima. I fedeli chiedono al Serenelli di intercedere presso Maria Goretti e, ricevuta la grazia, gli inviano anche offerte.

Morte

Secondo alcuni biografi, durante l’agonia, nel momento in cui il cappellano dell’ospedale le mette al collo la medaglia delle Figlie di Maria, la santa ha una visione della Madonna. Infatti a un tratto esclama: “Che bella signora”. e, come notando l’incredulità dei presenti, aggiunge: “Possibile che non la vedete? Guardate è tanto bella, piena di luce e di fiori”. L’arciprete di Nettuno, don Temistocle Signori, per disporla all’incontro con Dio, le chiede se voglia perdonare l’assassino. Maria, dopo un attimo di incertezza, stringendo tra le mani il crocifisso dice di perdonarlo, promette di pregare per lui e afferma di volerlo con sé in paradiso. Il suo calvario finisce alle 15.45 del 6 giugno 1902. Alla canonizzazione nel 1950 sono presenti la madre, i familiari e il suo assassino. Per il grande afflusso dei fedeli la cerimonia si svolge per la prima volta in piazza san Pietro. In questa occasione Pio XII la definisce “piccola e dolce martire della purezza”.

Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi

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