La croce, simbolo del più terribile dei supplizi, è per il cristiano l’albero della vita, l’altare dove si realizza la Nuova Alleanza. Da strumento per la morte più infame, per il credente diventa simbolo di gloria e segno della fede. Ci ricorda che la glorificazione di Cristo passa attraverso la sofferenza: la croce è il segno, il distintivo, della nostra religione e la raffigurazione della nostra fede.
La festa serve a ricordare che ogni persona deve sopportare il peso della propria croce in unione a Gesù crocifisso: solo così, infatti, potrà partecipare alla gloria del Risorto.
Secondo la tradizione, sant’Elena, madre di Costantino durante un pellegrinaggio in Terra Santa nel 326, ritrova la vera croce di Cristo. Porta una parte della croce a Roma e la colloca nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme, da lei fatta costruire. La parte rimasta a Gerusalemme viene depredata da Cosroe II re di Persia nel 614 durante l’occupazione di Gerusalemme.
L’imperatore Eraclio I nella crociata contro i persiani recupera la croce e la riporta trionfalmente a Gerusalemme nel 628: in quest’occasione viene istituita la festa. La reliquia viene sottratta al vescovo di Betlemme nel 1187 e se ne perde ogni traccia.
Costantino fa costruire una basilica sul Golgota e un’altra sul sepolcro di Gesù; la dedicazione di queste due basiliche avviene il 13 settembre del 335: il giorno successivo, il 14 settembre, viene commemorato il significativo ruolo di queste due chiese.
Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi