Messaggi in bottiglia sulla ricerca della felicità. Le lettere di Raniero La Valle, direttore del Popolo con Aldo Moro e dell'Avvenire d'Italia al tempo del Concilio Vaticano II sono destinate al tempo che verrà, ai nuovi nati, alla generazione next, ai Millennial. Perché la salvezza sia sempre possibile. Nonostante la violenza, il razzismo, l’esclusione, la precarietà, il dissesto ambientale. Nonostante la deriva etnonazionalista e il rigurgito della guerra. “Raniero La Valle raccoglie in questo libro le più recenti lettere che raccontano il suo percorso politico e spirituale. Lettere infilate nei colli di bottiglia e lanciate nel mare della modernità- evidenzia Jesus-. Sono rivolte a chi ancora cerca di ingentilire la storia con le sue passioni e accarezzare la terra. Sono scritte per capire che cosa ci sta succedendo, ma anche destinate al tempo che verrà, ai nuovi nati che ne porteranno il peso. Questa memoria è il regalo di un uomo che ha vissuto il male radicale (il fascismo, la guerra, l’idolatria del potere) e l’ha rigettato muovendo le leve dell’informazione, della politica e dell’impegno civile per dire al mondo: “Mai più! Ora cominciamo di nuovo”. Il libro, edito da Gabrielli Editore, è dedicato a Papa Francesco perché “ha molto amato”.
Dal martirio di Moro alla profezia di Bergoglio
È l’eredità di un testimone che si è fatto protagonista dell’edificazione di una società “altra” da quella genocida che voleva farsi misura del mondo. Ma è anche la lezione di un cristiano che – sulle orme di Giovanni XXXIII prima e ora di papa Francesco – si pone il problema di quale Dio professare. Non un Dio che domina dall’alto e fonda il trono dei potenti, ma un Dio che è puro amore, che siede accanto al povero, al naufrago, al migrante, scambiandosi con lui nel patire. Dal sacrificio di Moro (il delitto fondatore) alla novità della Costituente, dalla svolta di papa Francesco al Katékon (argine all’iniquità), dalla nuova comprensione di Dio a una diversa Europa di domani, “queste lettere in bottiglia hanno già viaggiato in mano a corrieri e bande di frequenza e altri vettori postali, e magari sono anche giunte a destinazione, ma poi invece di perdersi hanno preso la via del mare in fragili vetri per raggiungere, chissà, altri destinatari che un giorno potrebbero trovarle e perfino trarne giovamento, illuminazione o una notizia, una storia, un ricordo”.
L'obiezione di coscienza
Spiega l'autore: “Se ha un senso leggere queste lettere, è perché io sono uno dei pochi ormai che avendo vissuto “quel nostro Novecento” può ancora ammonire e gettare uno sguardo di trepidazione e d’amore su questo vostro Duemila”. Raniero La Valle (Roma 1931) è stato parlamentare della Sinistra indipendente dal 1976 al 1992. Da direttore dell’Avvenire d’Italia ha raccontato il Concilio Vaticano II anche ai vescovi che non sapevano il latino. Per la televisione ha documentato storie di ordinario genocidio, si è occupato del Vietnam, della Cambogia, della Palestina e del Salvador, ha seguito i dialoghi tra le religioni e la marcia dei pacifisti a Sarajevo. In Parlamento è stato tra gli artefici della legge sull’obiezione di coscienza. Tra i suoi libri Coraggio del Concilio (Morcelliana, 1964); Dalla parte di Abele (Mondadori, 1971); Fuori dal campo (Mondadori, 1978); con Linda Bimbi Marianella e i suoi fratelli (Feltrinelli, 1983). “Nel giudicare il mondo in cui viviamo papa Francesco usa il criterio della misericordia- sottolinea La Valle-. E per questo ha indetto il Giubileo della misericordia. L’economia che uccide, la società dell’esclusione, la globalizzazione dell’indifferenza, i poveri che invece di essere solamente sfruttati ed oppressi, oggi sono anche scartati e messi fuori perfino dalle periferie, sono tutti giudizi che papa Bergoglio dà di un mondo che è senza misericordia. Se avesse misericordia, rimetterebbe il debito alla Grecia, permettendo alla gente di avere la luce per la notte e il gas per cucinare, e sarebbe restituita alla Grecia la libertà politica usurpata da poteri estranei e non responsabili di fronte a quel popolo”.
Il magistero della misericordia
Se il mondo avesse misericordia, secondo La Valle, “non lascerebbe che masse intere di uomini e donne, e una generazione intera di giovani, fossero escluse dal lavoro, disoccupati, licenziati, esuberi, precari”. Se il lavoro fosse solo il mezzo per guadagnarsi da vivere, anche un minimo di reddito assicurato a tutti potrebbe essere una soluzione. “Ma se il lavoro è la dignità stessa della persona, come dice papa Francesco, allora la misericordia oltre a garantire un minimo vitale, dovrebbe mobilitare tutte le risorse, pubbliche e private, perché il lavoro per tutti torni ad essere un’altissima priorità della politica- osserva La Valle-. Se la misericordia fosse all’opera, il mondo non starebbe a trastullarsi davanti agli eccidi in Medio Oriente e in Africa, sarebbe una priorità mettere fine con tutti i mezzi legittimi, a guerre e stermini sacrificali, magari mistificati con motivazioni religiose, a cui il Papa ha definitivamente tolto ogni legittimazione annunciando un Dio nonviolento”. La rivoluzione cominciata da papa Francesco quando per prima cosa è andato a gettare una corona di fiori nel mare di Lampedusa, “dovrebbe continuare e giungere fino alla caduta di tutte le frontiere, all’apertura di tutti i confini”. Certo, “allora andrebbe potenziata l’economia privata e pubblica per mantenere i livelli di vita già raggiunti dai residenti e permettere ai sopraggiunti di trovare spazio e vivere, e in tal modo la politica dovrebbe assumere veramente il compito di far crescere tutta la società”.