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Chi o cosa è l’essere umano?

Circa un mese fa, un ragazzo mi pose per lettera la seguente domanda: “Chi o cosa è l’essere umano?”. Leggendo i primi due passi della Laudato Si’, sono rimasto particolarmente impressionato dalla risposta, velocemente accennata, di Papa Francesco: “Dimentichiamo che noi stessi siamo terra”. È una frase infatti che rimarca una grande verità, poiché mette in luce quell’unione profonda che inevitabilmente esiste tra noi ed il Circostante, tra noi e il Creato: demolire la Terra e, nel corso del tempo, sfruttarne in maniera distruttiva le risorse in nome di un qualche “sviluppo umano” significa anzitutto rinnegare ciò che noi stessi, materialmente, siamo. Questa è una contraddizione che tutti, nella vita quotidiana, tendiamo a portarci dietro: giustificare un’azione non propriamente umana attraverso la sua pretesa umanità o la sua pretesa necessità; nel caso della questione climatica, dopo aver rinnegato ciò che è veramente l’umano, in nome dello stesso umano distruggiamo ciò che ci circonda. Ma, di fatto, distruggere ciò che ci circonda in nome dell’umano presuppone proprio la rinnegazione di ciò che è veramente umano.

La domanda, in ogni caso, continua a rimanere e, come tutte le domande capaci di stuzzicare la nostra capacità di riflessione in quanto esige una risposta (la cui mancanza implicherebbe l’incapacità di trovare un significato), tende a farci cadere in quella (santa) inquietudine che tutto ricerca, che tutto indaga, che sempre ambisce al Vero: “chi o cosa è l’essere umano?”. Mi vengono in mente alcuni pensieri elaborati dallo psicologo Erich Fromm all’interno de L’arte di amare, per certi versi così simile al contenuto della Laudato Si’: parafrasando e sintetizzando, l’umano è un essere segnato dalla consapevolezza di esistere. Egli sa di essere qui, ora ed è contemporaneamente capace di riflettere su tale condizione. Allo stesso tempo, alla luce di tale consapevolezza, egli si trova sempre in bìlico tra il tentativo di armonizzarsi in maniera pacifica con il Creato ed il tentativo di porsene al di sopra cercando di dominarlo, di sottometterlo, di possederlo, di controllarlo per poter ritornare a quello stato di animalità, di inconsapevolezza che precede la sua umanità. Se è vero infatti, come scrive papa Francesco, che noi siamo la Terra sulla quale e nella quale viviamo, è allo stesso tempo vero anche il contrario: siamo esseri consapevoli della nostra differenza rispetto alle cose e ai viventi della Terra. Guardiamo ciò che ci circonda, ne cogliamo le somiglianze con noi e con gli ulteriori esseri viventi ma ci sentiamo anche radicalmente diversi, pur essendo materialmente costituiti dei medesimi elementi del pianeta: siamo Terra, ma non siamo solo terra; siamo materialmente Terra, ma non siamo completamente Terra. Ed è proprio l’accorgerci di tale differenza ed il personale successivo rifletterci suscita in noi quella domanda che mi è stata posta per lettera: “chi o cosa siamo?”. Ovvero: quali sono le nostre origini? Da dove veniamo? Per chi o per cosa siamo? Perché siamo? Dove ci conducono le nostre azioni quotidiane e sulla base di quale criterio agiamo – in vista di noi stessi e dalla nostra personale soddisfazione oppure alla luce di una visione più ampia capace di comprendere anche l’Altro o il diverso da me? Tali domande muovono l’umano alla ricerca di ciò che, comunemente, chiamiamo significato. Ed è una prerogativa esclusivamente umana: un animale non pone domande sul perché delle cose.

Vorrei allora cominciare questa serie di brevi riflessioni, sempre ispirate alla Laudato Sì’ di Papa Francesco, cercando di riscoprire anzitutto proprio le domande di significato sopra accennate che, penso, fin troppo spesso tendiamo a nascondere e che ogni essere umano, in quanto umano il quale desideri dirsi compiutamente umano, porta celate dentro di sé. Rinnegarle significa fermarsi solo all’ “umano in quanto Terra”, senza prendere in considerazione l’ “umano in quanto oltre la Terra”. D’altronde, se egli non fosse “oltre la Terra”, come potrebbe riflettere su ciò che esula la Terra, come il trascendente o Dio o la Verità? Proprio quest’ultima spesso s’annida non tanto nelle risposte che ci diamo, bensì proprio all’interno delle domande di significato che siamo capaci di porci, in quanto rendono esplicite la nostra tensione alla ricerca, alla voglia di conoscere, alla comprensione di cosa significhi davvero essere degli esseri umani. Da non dimenticare mai: l’umano è fango in atto, ma Cielo in potenza. E proprio del Cielo egli conserva un continuo nostalgico ricordo.

Le brevi riflessioni sono state elaborate su iniziativa della Pastorale Giovanile della Diocesi di Grosseto e, in particolare, su invito di don Stefano Papini, che ha suggerito i passi della Laudato Si’ ai quali le riflessioni si riferiscono.

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